Le prenotazioni delle visite mediche intramoenia sarebbero state registrate solo successivamente sul sistema aziendale, l’appuntamento con il paziente sarebbe infatti stato preso direttamente dal medico. Dati falsi, secondo la ricostruzione della Procura di Catanzaro, inseriti nell’applicativo in uso all’ufficio Alpi dell’azienda ospedaliera universitaria Dulbecco, relativi al tempo di svolgimento della visita medica, al luogo di prenotazione e al pagamento.

Associazione a delinquere e accesso abusivo ad un sistema informatico sono alcuni dei reati contestati a Marco Scicchitano, dirigente medico del reparto di Oculistica dell’azienda ospedeliera Dulbecco – finito oggi agli arresti domiciliari – in concorso con Rossella Viscomi e Debora Lanatà, entrambe dipendenti del servizio Alpi.

Il pagamento delle somme di denaro non sarebbe avvenuto, infatti, attraverso lo sportello ticket aziendale ma direttamente nelle mani del medico che lo avrebbe poi consegnato, ma solo in parte, alle due dipendenti alle postazioni di back office. I dati falsi sarebbero stati relativi anche alle prestazioni erogate, ad esempio operazioni di cataratta senza autorizzazione eseguite nello studio medico privato dell’oculista.

Una prassi che, secondo l’ipotesi di accusa, si sarebbe consumata con il concorso omissivo di Luigi Mancuso, all’epoca dei fatti direttore responsabile dell’ufficio Alpi (Attività libero professionale intramuraria), consapevole delle condotte illecite delle due dipendenti che avrebbero operato liberamente il caricamento dei dati anche in sua presenza.

Il medico oculista – autorizzato dall’azienda a svolgere attività professionale in regime di intramoenia nel suo studio - avrebbe insomma esercitato senza alcun controllo e grazie al “supporto” offerto dalle due dipendenti addette allo sportello Alpi che avrebbero al contrario fornito ai pazienti il numero diretto di Scicchitano e della sua segretaria Anna Rita Procopio per fruire delle prestazioni richieste. 

Un escamotage che avrebbe consentito di occultare all’azienda ospedaliera la maggior parte delle prestazioni sanitarie professionali e i relativi incassi, dichiarandone solo una minima parte per dare “parvenza” di regolarità all’attività svolta al di fuori delle mura ospedaliere. Secondo la ricostruzione dei finanzieri e dei militari del Nas, i pazienti per richiedere una visita medica avrebbero contattato direttamente il medico o l’ufficio Alpi che avrebbe, quindi, fornito il contatto senza però espletare la regolare procedura di prenotazione nel sistema aziendale, evitando quindi il tracciamento.

Per il pagamento, una volta riscosso il corrispettivo, l’oculista avrebbe deciso se mettere al corrente o meno la propria azienda versando quindi le somme di denaro allo sportello Alpi. Dagli accertamenti svolti, soltanto le prestazioni pagate a mezzo pos, quindi in modo tracciato, o quelle il cui pagamento era avvenuto in contanti ma con esplicita richiesta di fattura da parte del paziente sarebbero poi state effettivamente caricate nel sistema aziendale. 

Quando si trattava, ad esempio, di fatturare interventi chirurgici la segretaria Anna Rita Procopio avrebbe consegnato ai pazienti una ricevuta estrapolata dal sistema informatizzato dell’azienda con prestazioni differenti da quella effettivamente svolta.

Secondo il gip che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare emergerebbe la stabilità di una organizzazione professionale ed imprenditoriale illecita dedita al «quotidiano compimenti di interventi medici abusivi e in nero» da parte di Scicchitano e dei suoi collaboratori.