Tra sogno e realta’

La Locride punta al titolo di capitale della cultura ma i (pochi) teatri restano chiusi

La pandemia ha sferrato il colpo di grazia ad un settore già in crisi. Palcoscenici vuoti e spettacoli inesistenti. Si salva solo Caulonia

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di Ilario  Balì
10 marzo 2022
07:00
Il teatro di Gioiosa
Il teatro di Gioiosa

Saracinesche abbassate, lucchetti alle porte, locandine vuote e luci spente. Mentre altrove dopo due anni di chiusure forzate le sale si riempiono e i sipari si rialzano, lungo la fascia ionica reggina al momento gli appassionati, fatta eccezione per sparuti casi, non si può dire abbiano propriamente l’imbarazzo della scelta. Perché nella Locride, dove la pandemia ha sferrato il colpo di grazia, i teatri veri e propri sono pochi. E quei pochi esistenti sono (quasi) tutti chiusi. Così il pubblico, soprattutto in inverno, appare più disorientato che mai. Eppure l'area - su iniziativa Gal- punta ad ottenere l'ambizioso titolo di capitale della cultura 2025.

La chiusura del teatro di Gioiosa

L’ultimo a chiudere in ordine di tempo è stato quello di Gioiosa Jonica, che per l’intero comprensorio non rappresentava soltanto una struttura dove mettere in scena spettacoli, ma un simbolo della lotta alla ‘ndrangheta negli anni ’70, rappresentata dal murales che ricorda Rocco Gatto, il mugnaio ucciso dalla mafia nel 1977. A gestirlo e curarne la direzione artistica fino a pochi mesi fa era Domenico Pantano, direttore del centro teatrale meridionale. «Abbiamo fatto tutto a nostre spese – spiega – poi la crisi che ha investito il settore ha influito su tutto il resto». La struttura, che può ospitare 600 spettatori, si affaccia sulla centralissima piazza Vittorio Veneto è di proprietà di un privato con cui l’Amministrazione comunale guidata da Salvatore Fuda ha avviato dei dialoghi per rilevarlo e poterlo riaprire. «Ci stiamo lavorando – ha spiegato il primo cittadino gioiosano –provando ad avere una contezza reale dei costi da sostenere. L’edificio necessita di interventi strutturali ma non possiamo permetterci di perderlo».


La situazione teatri a Locri

Il primo ad aprire e, di fatto, a chiudere, è invece quello di Locri. Era il 2018 e a tenere a battesimo la struttura pubblica da 330 posti a sedere, che a molti esteticamente ha ricordato una nota chiesa romana, è stato l'ensemble italiano Nuova Opera. Poi poco altro, inclusa un’inchiesta della Procura per il furto dell’ascensore installato in una casa privata. A farne provvisoriamente le veci è il Palacultura realizzato anni addietro in un’ala del municipio, «che sarà presto – fanno sapere dal Comune - sottoposto ad interventi di manutenzione straordinaria (efficientamento energetico e riscaldamento)», in attesa dell’inaugurazione prevista a giugno di un’arena all’aperto in contrada Moschetta, in grado di ospitare circa 4.000 spettatori.

Focus Siderno

Se Locri piange, dall’altra parte del Novito Siderno non ride. Qui il teatro comunale, costruito nei primi anni 2000, secondo le intenzioni era destinato ad aumentare sensibilmente le potenzialità qualitative della città e favorire anche la nascita di una serie di attività culturali e l’auspicato salto di qualità della vita urbana, con effetti di notevole portata anche per il territorio circostante. Tutto però è rimasto nel libro dei sogni e l’avveneristica struttura, lasciata per anni all’incuria e al degrado, è diventata una delle tante incompiute sparse sul territorio. Dall’amministrazione comunale, insediata lo scorso anno, l’impegno di completarlo e finalmente inaugurarlo, «ma per questo – afferma il sindaco Mariateresa Fragomeni – servono almeno 4 milioni di euro».

L'auditorium di Roccella

Potenzialmente in grado di recitare la parte del leone è l’auditorium comunale di Roccella Jonica, realizzato in pieno centro cittadino nel 1982. All’interno un palcoscenico con camerini attrezzati per compagnie teatrali e orchestre. Per gli spettatori vi sono a disposizione 800 comode poltroncine disposte tra la platea ed il loggione superiore. Per anni la struttura è stata la casa delle stagioni concertistiche dell’associazione culturale ionica. Recentemente ha anche ospitato una serata evento con la banda della Polizia di Stato. Tuttavia da diverso tempo tuttavia la sala viene aperta soltanto poche volte l’anno, in occasione della sessione invernale del festival jazz “Rumori Mediterranei”.

Caulonia salva la baracca

In uno scenario abbastanza desolante a salvare la baracca è la cenerentola Caulonia, nel cui auditorium comunale, intitolato alla memoria di Angelo Frammartino, è partita a colpi di sold out la stagione teatrale promossa da Ama Calabria in sinergia con l’Amministrazione comunale. Nell’ultimo anno a prendersi cura della struttura, inaugurata nel 2017, sono Benedetta e Stefano, due volontari del servizio civile. Sabato scorso 300 persone provenienti da tutto il territorio hanno applaudito “Il fu Mattia Pascal” nella straordinaria interpretazione di Giorgio Marchesi. Una bella immagine che, in un territorio che capitale della cultura italiana ambisce a diventare, non dovrebbe rappresentare l’eccezione.

Giornalista
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