Il suo stile di vita semplice lo portò a rinunciare persino a gran parte del suo stipendio per darlo in beneficenza. Ecco perchè l’ex presidente dell’Uruguay resta una figura di grande rilevanza nel panorama politico mondiale odierno
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Josè Mujica
Il lavoro è il nutrimento fondamentale della dignità umana. Nella costituzione italiana, esso trova spazio nell’articolo 1, il quale dopo l’articolo 11, col quale l'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, è sicuramente a pieno titolo tra i più belli tra quelli redatti dall’Assemblea Costituente.
Tuttavia in questo nostro mondo moderno di oggi in cui l’economia conta forse più di ogni cosa, la corsa all’avere di più sembra essere inarrestabile con l’avanzare dei tempi.
In tutto ciò, anche il lavoro diviene bagarre e non più uno strumento per garantire semplicemente una fonte di reddito utile ad assicurarsi il necessario per vivere. Man mano che si va avanti, i bisogni aumentano e per garantirseli, una persona conseguentemente è chiamata ad avere più denaro per essi.
In tutto ciò dobbiamo porci una domanda e chiederci qual è il confine tra libertà dell’essere e schiavitù dell’avere. Bisogna domandarsi se veramente vale la pena sacrificare la nostra vita, e tante volte anche passioni ed affetti, per guadagnare sempre di più e vivere come macchine in nome del mercato che ci richiama con la sua voce da sirena a comprare cose sempre nuove, in tanti casi anche gli orpelli più inutili e disparati, solo per saziare la smania dello spendere.
Josè Mujica, quello che fu considerato il presidente più povero al mondo per via del suo stile di vita semplice che lo portò a rinunciare persino a gran parte del suo stipendio per darlo in beneficenza, sicuramente è una figura di grande rilevanza nel panorama politico mondiale odierno. Famoso per le sue idee che richiamano ad un’esistenza semplice un po' alla maniera del filosofo Thoureau, secondo cui un uomo era ricco in base alle cose di cui poteva fare a meno, tramite il suo esempio ed i suoi scritti, ha provato a dare il suo contributo a questa domanda atavica del “lavorare per vivere o vivere per lavorare”, dinnanzi a cui l’uomo si trova davanti da secoli.
In particolare in quello che forse è il suo più famoso libro dal titolo emblematico Non fatevi rubare la vita, l’ex presidente uruguayano tocca diversi temi, ma in particolare nelle sue pagine più dense di significato si rivolge ai giovani, invitandoli a non sprecare la propria vita per avere sempre di più, poiché essa è una: è sacra ed assieme troppo breve e meravigliosa per farsi intrappolare in questa gabbia dove dominano le apparenze prima di ogni cosa.
Per Mujica, fondamentale è il diritto di un individuo a perseguire la sua felicità, poiché la vita stessa corre e non si può comprare al supermercato. Inoltre invita a non lasciarsi prendere dall’odio ed a non vivere come in una competizione, dal momento che alla fine del cammino non ci sarà alcun premio se non il cammino stesso. Perciò vivere di amore, passioni ed aspirazioni facendo le cose in cui si crede veramente, diventa salvifico. In fondo, sempre secondo Mujica, senza voler fare apologia della povertà come spiega nelle pagine medesime, “l’uomo felice non ha camicia” e “povero è colui che ha bisogno di molto”.
Questo affresco scritto e riferito nei suoi celebri discorsi con grande semplicità da uomo semplice qual è prima ancora che presidente e politico, per tutti può essere un grande spunto di riflessione per essere se non persone migliori, persone felici. Perché? Perché in fondo tutto quello che abbiamo è il tempo: il nostro tempo che è limitato ed ha scadenza anche se a volte ci se ne dimentica facilmente.