La cantante spiega perché ha querelato il sindaco Romeo e respinge le accuse: «Da quattro anni ho escluso dal mio repertorio i cosiddetti “canti di malavita”. Punto sulla musica tradizionale e il pubblico ha capito. Quell’ordinanza mi offende, difendo la mia libertà»
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Quasi 400 mila follower, oltre 50 milioni di visualizzazioni su YouTube, una voce tra le più note della musica popolare calabrese. Eppure, pochi giorni fa, le è stato vietato di esibirsi in pubblico.
È successo a Bivona, in provincia di Vibo Valentia, dove il sindaco ha emesso un’ordinanza che ha escluso la cantante Teresa Merante da un evento già programmato.
Una segnalazione dalla Questura, il concerto vietato in un locale a Bivona (Vibo) e l’annuncio - da parte della cantante – della querela indirizzata al sindaco Enzo Romeo. Sono questi i passaggi salienti della vicenda che coinvolge il primo cittadino di Vibo e l’artista.
Il provvedimento del sindaco, si ricorderà, era stato adottato dopo una segnalazione della Questura di Vibo Valentia, che aveva informato del concerto l'Amministrazione comunale. Da quanto emerso, l'ente non aveva ricevuto alcuna comunicazione preventiva sull’evento in programma da parte degli organizzatori. Da qui l’ordinanza sindacale.
Motivi di ordine pubblico, scandiva il provvedimento vergato dagli inquilini di palazzo Razza. Ma l’artista, che crede nella musica popolare uno strumento di riscatto culturale e sociale, si difende e annuncia querela. Noi l’abbiamo intervistata.
Le è stata vietata un’esibizione pubblica. Ci spiega cosa è successo a Bivona?
«Mi è stato comunicato che non potevo partecipare a un evento già annunciato. Il sindaco ha firmato un’ordinanza che mi impediva di salire sul palco, parlando di motivi di ordine pubblico. Ma nel testo vengono espresse affermazioni molto gravi sul mio conto, che ledono profondamente la mia persona e la mia reputazione».
Cosa viene detto in quell’ordinanza?
«Che la mia presenza potrebbe generare preoccupazione, disordine e tensioni. Si parla addirittura di “offesa ai valori della legalità”. Una cosa assurda, che mi ha profondamente ferita. Anche perché chi ha scritto quell’atto non conosce affatto il mio repertorio attuale».
È vero che in passato ha interpretato brani legati al cosiddetto “canto di malavita”?
«Sì, ma va chiarito: si tratta di un genere musicale che esiste dagli anni ’70. Quando è nato, io non ero nemmeno nata. Alcuni di quei brani li ho interpretati nei primi anni della mia carriera, come ricerca musicale e culturale. Ma da circa quattro anni ho deciso di escluderli completamente: non fanno più parte del mio repertorio, né dei miei canali ufficiali».
Ha rimosso anche il brano “Latitanti”, di cui si è parlato?
«Sì, è stato rimosso da tempo. Ho compiuto una scelta artistica e personale precisa: raccontare la Calabria attraverso la sua musica tradizionale, quella vera, fatta di memoria, festa e sentimento popolare. E i miei numeri sui social – quasi 400 mila follower e oltre 50 milioni di visualizzazioni – dimostrano che il pubblico ha capito e apprezzato questa evoluzione».
Ha annunciato querela contro il sindaco. Perché?
«Perché quanto scritto nell’ordinanza è molto grave. Non si possono usare certi termini nei confronti di un’artista che non ha mai creato alcun problema, che lavora con passione e che rispetta la legalità. Il mio avvocato ha già depositato querela per diffamazione».
Cosa risponde a chi, come il sindaco, dice che il problema è stato segnalato dalla Questura per motivi legati alle autorizzazioni?
«Sono due piani diversi. Se un locale non è in regola, è giusto intervenire. Ma quello che mi riguarda personalmente, e che è stato messo nero su bianco, è qualcosa di ben più pesante. Non si può usare un pretesto tecnico per censurare un’artista. Non siamo più negli anni bui della censura».
Come si sente oggi?
«Ferita, ma determinata. Io non ho mai fatto del male a nessuno. Al contrario, porto in giro una musica che unisce, emoziona, racconta la nostra terra. Tutto quello che voglio è continuare a farlo con dignità e rispetto. E soprattutto in libertà».
Il suo appello finale?
«“Lasciatemi cantare”. La mia musica porta nelle piazze momenti di gioia, allegria, spensieratezza. È questo il mio unico obiettivo. È questo ciò che merita il mio pubblico».