La giovane reggina ci parla del percorso di riaffermazione di genere e di quel desiderio, realizzato qualche mese fa, di leggere sul documento e anche sul diploma il nome femminile che, diversamente da quello maschile attribuitole alla nascita, la rappresenta nel profondo
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Simaria Chirico è una la splendida giovane donna di quasi vent’anni che, ospite negli studi del Reggino.it del format A tu per tu, nella giornata mondiale dei Sogni, ci racconta il suo, realizzato qualche mese fa, quando a casa è arrivato il "nuovo" documento di identità. Finalmente Simaria ha potuto leggere il nome femminile che, diversamente da quello maschile attribuitole alla nascita, la rappresenta nel profondo. Un riconoscimento sociale essenziale per chi percepisce una psicosessualità diversa da quella biologia e intraprende un coraggioso e necessario, percorso di riaffermazione di genere che non dovrebbe mai affrontare in solitudine e con il peso di uno stigma.
Bella. Fiera. Sorridente. Il suo volto risplende come sua la storia di rinascita e di affermazione di sé, iniziata con i primi interrogativi in adolescenza e scandita da paure e sofferenze ma anche dal coraggio per affrontarle. Una storia che continua, che ancora presenta sfide ma che adesso viaggia spedita verso la felicità.
L’identità anche sulla “carta”
«Tenere tra le mani la mia nuova carta d'identità è stato il momento più emozionante. Vedere il nome di Simaria e la “F” di femmina anche nero su bianco. Oltre che essere tutto vero, finalmente era anche tutto chiaro dopo quel cammino difficile e complicato di accettazione della mia transessualità. Auguro a tutte le persone che condividono questo percorso di poter provare l'emozione che ho provato io in quel momento. Non è impossibile e ci sono riuscita in pochissimi mesi. Unitamente alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto, devo ringraziare davvero tante persone ed essere grata alle istituzioni e alla magistratura per avere reso possibile che la variazione anagrafica intervenisse prima che io mi diplomassi lo scorso giugno».
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