Per difendere la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina, Matteo Salvini insiste sul fatto che l’opera non si limiterà al collegamento tra Sicilia e Calabria, ma porterà benefici infrastrutturali più ampi alle due regioni. «Dei 13 miliardi, il Ponte sono 5 miliardi. Gli 8 miliardi sono per strade, ferrovie, metropolitane, scuole, marine private, palazzetti dei congressi», ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture lo scorso aprile, affermando che l’investimento «cambierà il volto» del Sud.

Ma i numeri reali raccontano un’altra storia.

Secondo l’aggiornamento del progetto presentato a marzo 2024 dalla società Stretto di Messina, il costo complessivo dell’intervento è di 13,5 miliardi di euro, di cui 11,6 miliardi destinati direttamente al Ponte (comprensivi di progettazione, impianti, spese tecniche e Iva). Le cosiddette opere accessorie – come l’adeguamento delle reti stradali e ferroviarie nelle immediate vicinanze – ammontano a circa 1,6 miliardi. Il resto è destinato a riserve per imprevisti e accantonamenti tecnici.

Contrariamente a quanto affermato da Salvini, le opere accessorie non includono scuole, marine private, metropolitane o palazzetti dei congressi. Inoltre, non risultano piani finanziati nell’ambito del progetto del Ponte per realizzare simili infrastrutture urbane. La narrazione secondo cui 8 miliardi sarebbero destinati a migliorare il territorio circostante non trova riscontro nei documenti ufficiali.

Un altro argomento spesso utilizzato dal ministro per giustificare l’investimento riguarda gli interventi infrastrutturali più ampi in Sicilia e Calabria. Ma anche su questo fronte, la situazione è meno chiara di quanto sembri.

Secondo quanto riportato dal Ministero delle Infrastrutture a Pagella Politica, quando Salvini parla di miliardi destinati a «velocizzare e potenziare» la viabilità e i trasporti nel Sud, fa riferimento agli investimenti programmati da Anas e Rfi fino al 2031. Tuttavia, i dati disponibili sono frammentari e in parte discordanti.

Il piano industriale 2022–2031 di Anas prevede investimenti per 15,6 miliardi di euro in Calabria, di cui 1,3 miliardi per manutenzione e 14,3 miliardi per nuove opere. Tra i cantieri aperti figurano interventi sulla strada statale 106 “Jonica”, che collega Reggio Calabria a Taranto, e sull’autostrada A2, nota anche come “Salerno-Reggio Calabria”.

Per quanto riguarda il settore ferroviario, una grafica fornita dal Ministero evidenzia 36 miliardi di euro di investimenti in Calabria da parte di Rfi entro il 2031, con oltre 16 miliardi già finanziati. Sommando strade, autostrade e ferrovie, gli investimenti potenziali per la regione supererebbero i 50 miliardi di euro. Tuttavia, questi fondi non fanno parte del progetto del Ponte, né sono direttamente legati alla sua costruzione.

In Sicilia, le cifre totali non sono state specificate con altrettanta chiarezza, ma i piani di investimento in corso sono simili: si parla di potenziamenti stradali e ferroviari, anch’essi inseriti nei programmi di lungo periodo di Anas e Rfi.

In sintesi, gli investimenti esistono e sono ingenti, ma fanno parte di piani infrastrutturali ordinari, non specificamente collegati al Ponte. L’idea che l’opera sullo Stretto sia accompagnata da un “pacchetto” da 8 miliardi destinato al rilancio del Sud è fuorviante. I fondi legati direttamente al Ponte sono ben più limitati, e le dichiarazioni del ministro, seppur efficaci sul piano politico, non reggono al confronto con i dati ufficiali.