Focus sulla consultazione dell’8 e 9 giugno. Il dibattito interno al Pd oltre le dichiarazioni di facciata, la scelta di M5s di lasciare libertà di coscienza e Fratelli d’Italia che invita i suoi al non voto
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Domenica 8 e lunedì 9 giugno si torna alle urne per votare su cinque referendum incentrati su lavoro, precariato, sicurezza del lavoro e immigrazione. Si tratta di consultazioni promosse dalla Cgil e da alcuni partiti e movimenti civici che si svolgeranno in concomitanza con le elezioni amministrative in diverse Regioni e comuni.
Cosa dicono i quesiti referendari
I quesiti relativi al lavoro puntano a smantellare alcuni capisaldi del Jobs Act, la riforma del lavoro voluta da Matteo Renzi quando era segretario del Pd, reintroducendo il reintegro in caso di licenziamento illegittimo, eliminando il tetto all’indennizzo anche per le piccole imprese e ripristinando le causali per i contratti a termine. Sulla cittadinanza, invece, la proposta è quella di dimezzare da 5 a 10 anni il periodo di residenza legale in Italia necessario per presentare la richiesta.
"Contratto di lavoro a tutele crescenti - Disciplina dei licenziamenti illegittimi: Abrogazione". Questo quesito riguarda il Jobs Act e propone l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti previsti dal contratto a tutele crescenti. Attualmente, nelle imprese con più di 15 dipendenti, un lavoratore licenziato illegittimamente non ha diritto al reintegro. L'abrogazione di questa parte permettere un reintegro dello stesso.
"Piccole imprese - Licenziamenti e relativa indennità: Abrogazione parziale". Questo quesito mira a rimuovere il limite all’indennità per i licenziamenti nelle piccole imprese. Oggi, in caso di licenziamento illegittimo, il risarcimento non può superare le sei mensilità. La sua abrogazione parziale permette di superare le sei mensilità di indennità.
"Abrogazione parziale di norme in materia di apposizione di termine al contratto di lavoro subordinato, durata massima e condizioni per proroghe e rinnovi". Il terzo quesito propone di reintrodurre l’obbligo di causale per i contratti di lavoro inferiori a 12 mesi per garantire una maggiore tutela ai lavoratori precari. "Esclusione della responsabilità solidale del committente, dell'appaltatore e del subappaltatore per infortuni subiti dal lavoratore dipendente di impresa appaltatrice o subappaltatrice, come conseguenza dei rischi specifici propri dell'attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici: Abrogazione". Il quarto quesito, legato alla sicurezza sul lavoro, intende ampliare la responsabilità dell’azienda che commissiona un appalto. Attualmente, questa responsabilità riguarda solo i rischi generici, mentre la proposta mira a includere anche i rischi specifici legati agli incidenti. "Cittadinanza italiana: Dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana". Il quinto quesito, infine, riguarda la cittadinanza e propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia necessario per presentare la richiesta di cittadinanza.
Validità del referendum e diritto di voto
Per la validità dei referendum sarà necessario raggiungere il quorum, con la partecipazione di almeno il 50% +1 degli aventi diritto. Per la prima volta, potranno partecipare anche categorie più ampie di elettori fuori sede, ovvero coloro che, per studio, lavoro o cure mediche, si trovano da almeno tre mesi lontano dal proprio Comune di residenza.
Il dibattito politico, i distinguo nel centrosinistra e il confronto nel Pd
Che la segretaria del Pd Elly Schlein riesca nell'impresa di trasformare il voto sui cinque quesiti referendari, in una consultazione sul gradimento del governo da parte degli italiani, è tutto da vedere. Ma quello che è certo, in vista della chiamata alle urne, è che una affermazione del sì, inciderebbe notevolmente più che sulla tenuta della maggioranza di governo, negli equilibri di un partito, il Pd, che con il congresso alle porte potrebbe sfruttare l'occasione elettorale per provare a correggere l'anomalia che ha caratterizzato la stessa elezione di Schlein alla guida del partito e che vede sostanzialmente un gruppo dirigente che da Nord a Sud è in larga parte espressione dell'area "Bonacciniana". Un gruppo dirigente che la riforma del lavoro, di ispirazione blairiana, il cosiddetto Jobs Act, l'ha in larga parte voluta, difesa e sostenuta e che oggi vede soprattutto gli ex peones del governo di Matteo Renzi di stanza al Nazareno appellarsi alla libertà di coscienza, criticando senza particolari sussulti la scelta della segreteria di schierarsi ufficialmente per il sì. La sinistra del Pd, con Schlein che ha fatto della lotta al Jobs act la propria bandiera alle primarie che l'hanno incoronata segretaria, ha osteggiato fin dalle origini la riforma e non solo per la cancellazione dell’articolo 18. Intanto non mancano i distinguo nel centrosinistra. Giuseppe Conte, infatti, si è schierato apertamente a favore dei quattro referendum sul lavoro mentre sul quesito relativo alla cittadinanza ha lasciato libertà di coscienza ai propri iscritti. Una posizione "che non ha nulla di progressista" secondo Riccardo Magi di +Europa, il partito che è stato tra i maggiori sostenitori del quesito. Sul piano politico, la differenza di approccio tra i due leader del centrosinistra fotografa la partita interna al centrosinistra: da un lato la competizione PD–M5S per la guida del campo progressista, dall’altro le tensioni dentro lo stesso PD, dove la sinistra dem legge il referendum come una rivincita contro la stagione renziana.
Centrodestra resta alla finestra e punta all'astensione
Sul fronte opposto, il centrodestra resta alla finestra. Fratelli d’Italia e Lega, che all’epoca si opposero al Jobs Act, oggi evitano di prendere posizione ma puntano apertamente sull’astensione, confidando nel mancato raggiungimento del quorum. Al di là degli ordini di partito che secondo indiscrezioni sarebbero stati impartiti in particolare agli esponenti di Fdi, la scelta del governo di accorpare i referendum ai ballottaggi, tradizionalmente poco partecipati, è stata letta da molti osservatori politici come la volontà di andare in questa direzione.