Duecentoundici anni dalla fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Centodieci anni dai combattimenti sulle pendici del Podgora nel corso della Prima Guerra Mondiale. Per quei fatti, proprio il 5 giugno 1920 fu concessa alla Bandiera dell’Arma la prima Medaglia d’Oro al Valor Militare. L’Arma dei carabinieri ha celebrato i suoi 211 anni di storia anche a Reggio Calabria con una tre giorni di festeggiamenti, culminata questa mattina nella cerimonia militare.
Solennità e partecipazione hanno scandito la ritualità della manifestazione. La lettura del messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e del comandante generale dell’Arma, il generale di Corpo d’Armata, Salvatore Luongo, sono state affidate, rispettivamente, al comandante del gruppo di Locri, il tenente colonnello Gianmarco Pugliese, e al comandante del gruppo di Gioia Tauro, il tenente colonnello Carmine Mungiello.

A Reggio Calabria un momento solenne nella cornice della nuova piazza De Nava con il museo archeologico nazionale sullo sfondo, all’interno del quale è possibile visitare fino al 15 giugno (i documenti fino al 12), con ingresso libero, la mostra con cimeli e documenti, allestita in collaborazione con l’archivio di Stato. Un’occasione speciale, quella odierna, per rinsaldare il legame con l’intera comunità, per raccontare la storia, guardando al futuro.

L’orgoglio di servire in Calabria

«Abbiamo fortemente voluto celebrare questa festa con la comunità. Sono stati giorni indimenticabili che ci rendono orgogliosi di servire in questa terra. Alla cittadinanza assicuriamo e che noi ci siamo e siamo accanto a loro, fuori e dentro le caserme. Ci poniamo in particolare accanto ai giovani per condividere con loro i valori della legalità, fondanti per la loro crescita. Vorrei rivolgere a loro – ha dichiarato nel suo discorso il comandante dell’Arma dei Carabinieri, il generale Cesario Totaro – l’appello a non smettere mai di imparare. Agli uomini e alle donne del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, auguro di essere orgogliosi del servizio reso in questa terra con la consapevolezza che l’essere calabrese non rappresenta solo uno luogo di provenienza ma è una condizione dell’anima».

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