Era la notte del 2 ottobre 2022 quando Antonio, professione guardia giurata, attese l’ex fidanzata sotto casa e poi esplose cinque colpi d’arma da fuoco contro di lei, di cui due al volto, prima di mettere fine alla sua stessa vita. L’uomo non accettava la fine della loro relazione, avvenuta tre mesi prima
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Sono passati tre anni da quando Ilaria Sollazzo, 32enne di Scalea, fu barbaramente trucidata dall’ex compagno, che non accettava la fine della loro relazione. L’uomo poi rivolse la pistola anche contro sé stesso mettendo fine anche alla sua stessa vita, lasciando orfana la loro figlioletta di appena di tre anni. Ieri, nel giorno del terzo anniversario della tragedia, la città di Torre Talao è scesa in piazza per una fiaccolata, per dire “basta” alla violenza di genere.
Le parole della sorella
«Noi siamo sempre presenti – ha detto la sorella di Ilaria, Maria Pia Sollazzo - per dire “no” alla violenza, “no” al femminicidio, che purtroppo oggi è un fenomeno ancora più attuale. L'ultimo caso risale a due giorni fa. Dobbiamo far sì che questo fenomeno venga debellato, perché non è giusto, c’è troppa sofferenza, troppe vite distrutte».
Il centro antiviolenza
Il corteo, a cui hanno preso parte anche il sindaco Mario Russo e alcuni componenti della sua maggioranza, è giunto in via Paolo Borsellino, che fu teatro della tragedia. Ora, però, quella stessa via ospita la sede del centro antiviolenza dedicato alla giovane insegnante e che oramai da tempo aiuta altre donne a sopravvivere alla violenza. «Mi manca tutto di mia sorella. Ilaria era un uragano di felicità, un uragano di gioia. Manca tutto, è come vivere una vita vuota, però siamo presenti per la sua bambina. Non possiamo permetterci di lasciarci andare».
Senza giustizia
Mantenere viva la memoria di Ilaria Sollazzo, per amici e famigliari è fondamentale, anche perché la sua tragedia, in termini processuali, non potrà mai avere giustizia. «Nel nostro caso – ha proseguito Maria Pia - si è trattato di un omicidio-suicidio, però ci sono delle situazioni che ancora oggi non sono chiare e io non smetterò mai di lottare affinché non avrò le risposte che pretendo dalla giustizia. Io voglio sapere perché ci sono stati determinati comportamenti – ha concluso – e perché non ci è stato detto quello che succedeva, perché non siamo stati avvisati».