Mentre leggete questo breve appunto sulle ragioni dello sciopero dei magistrati, sappiate che chi scrive è in ufficio per il disbrigo degli affari urgenti. Io sciopero, come la larghissima parte dei magistrati di ogni ordine e grado, ma l'amministrazione della giustizia non può mai fermarsi del tutto; mentre leggete questo breve appunto, sto lavorando pur avendo aderito alla protesta. E come potrebbe essere altrimenti.

Sullo sciopero della magistratura si è detto tanto, ma forse si può partire da questo dato per spiegare in termini ancora più comprensibili le ragioni di una mobilitazione senza precedenti: l'amministrazione della giustizia non può mai fermarsi del tutto, perché è la base della vita democratica.

Non può esistere democrazia senza una giustizia esercitata in maniera autonoma e indipendente, mentre la riforma costituzionale che il Parlamento è in procinto di approvare pone le basi per una giustizia iniqua, perché non più davvero autonoma e indipendente.

Tre i punti della riforma: un nuovo organo disciplinare, due nuovi organi di governo di pm e giudici con membri estratti a sorte, un pm separato dall' ordine giudiziario in cui oggi si trova.

Il disegno complessivo è a tutto vantaggio del governo di turno: le sentenze disciplinari rischiano di essere lo strumento utilizzato dalla politica per rendere la magistratura timorosa e quindi dipendente dal governo e dalle sue indicazioni; l'estrazione a sorte dei componenti dei due organi svilisce le loro prerogative, rendendo inefficace ogni possibile tutela dei magistrati da attacchi esterni, che non di rado provengono dalla politica; il pm, così definito, finirà per essere un super-poliziotto: e come tutti coloro che svolgono attività di polizia, anche ai più alti livelli, attratto nella sfera governativa. Risultato: una giustizia nelle mani del potente di turno.

Dicevamo: l'amministrazione della giustizia é la base della vita democratica. Immaginate quali iniquità sociali possano derivare da un corpo di magistrati, cui sono affidate funzioni giurisdizionali, non più autonomi e indipendenti come lo sono adesso.

È una giustizia che rispetta la legge, sì: ma la legge del più forte.

Scioperiamo perché vogliamo continuare ad assicurare l'imparziale tutela dei diritti di ciascuno (del povero e del ricco, senza distinzioni), che è la prima e forse unica, autentica regola della democrazia. Questo è il senso della frase che trovate nei tribunali: "la legge è uguale per tutti", che è la prima e forse unica,autentica regola della democrazia.

Prima di essere magistrati, siamo cittadini di questo Paese, come tutti voi.

*Magistrato