Nella suite aeroportuale di Lamezia Terme, Italo Palermo e Simona Tripodi hanno ospitato, nell’ultima puntata di Zigo Zago, padre Domenico Crupi che ha parlato del presepe, simbolo immortale del Natale, che ci invita a meditare su ciò che davvero conta: pace, speranza e unità familiare (QUI LA PUNTATA).

Un messaggio universale che va oltre la religione e il tempo. Inoltre, la dottorezza Graziella Catozza, presidente del Cda Calabria Odv, con sede a Maida (Cz), si fa portavoce di un urgente bisogno di ascolto. Con uno sguardo rivolto alle vittime di violenza, al bullismo e alle difficoltà della vita quotidiana, la dottoressa lancia un appello a tutti coloro che hanno il potere di fare la differenza.

Il presepe, tradizione senza tempo

A pochi giorni dal Natale, il collegamento settimanale con il Santuario di San Francesco di Paola si tinge di spiritualità e riflessione. Un appuntamento che ormai è diventato un punto di riferimento per molti, dove ogni settimana, padre Domenico Crupi ci conduce in un viaggio nell’anima, un po’ come il presepe stesso, che con la sua semplicità e profondità, riesce a raccontare la verità più intima di ogni uomo. «Il presepe è il simbolo principale del Natale per noi cristiani», afferma padre Domenico, che spiega come questo straordinario segno di fede, nato grazie a San Francesco d'Assisi, non solo rappresenti la nascita di Gesù, ma sia anche una potente via di evangelizzazione, capace di trasmettere valori universali. Il presepe, con i suoi pastori, i suoi mestieri e la sua scena di povertà, racconta una storia che è sempre attuale, quella della speranza che nasce anche nelle situazioni più difficili.

La bellezza del presepe non è solo arte

È un simbolo che comunica a tutti, indipendentemente dalla fede o dalla cultura. Come sottolinea padre Domenico, «l'uomo ha sempre parlato attraverso i simboli, perché essi sono più potenti delle parole. Il presepe suscita emozioni, invita alla riflessione e ci porta a meditare sul mistero della nascita di Cristo».

Un messaggio che oggi non è solo religioso, ma che diventa anche una forma di arte, di cultura e, soprattutto, di speranza. Il presepe rappresenta la nascita di un Dio che si fa bambino, che si fa piccolo, e che invita ogni persona a riflettere sul proprio posto nel mondo. La bellezza di questa rappresentazione non si ferma ai confini religiosi: «Il presepe è anche un momento di connessione familiare» racconta padre Domenico. Quest’anno, il Santuario ha lanciato un progetto che coinvolge le scuole locali, facendo realizzare i presepi dai giovani, che li hanno arricchiti di significati sociali e attuali. Più di 70 presepi, ognuno frutto dell’impegno di ragazzi e famiglie, raccontano una Natività che si mescola con temi contemporanei come la povertà, la malattia e l’accoglienza dei migranti.

L’arte del presepe, una tradizione che coinvolge il cuore e l’anima

Ciò che rende unico il presepe è la sua capacità di resistere al tempo. Anche in un'epoca in cui tutto cambia velocemente, il presepe continua a essere un punto fermo per molti. Padre Domenico lo definisce un "rituale senza tempo", un momento di fermata, di riflessione, che ci permette di ridimensionare le nostre necessità e ritrovare la bellezza nelle cose semplici, come un pastore che si prende cura del suo gregge o un artigiano che plasma il pane. Il presepe diventa quindi una metafora della vita quotidiana: «Ogni elemento del presepe è un richiamo a ciò che di più semplice e vero c'è nella vita», dice padre Domenico. In un mondo dove spesso siamo distratti da mille cose, è importante ricordare che la bellezza della vita risiede nelle cose piccole e quotidiane. Per questo, il presepe non è solo un’arte da ammirare, ma un’opportunità per metterci in gioco, per chiedere: «Quale ruolo vogliamo avere in questa scena»? Anche noi possiamo immaginarci parte di quella Natività, trovando in essa la nostra verità, la nostra strada verso la pace e la speranza.

«La nostra vita è un viaggio e il presepe ci invita a essere artigiani di pace», aggiunge padre Domenico, citando le parole di Papa Francesco, che, a 800 anni dalla nascita del presepe, ha invitato tutti a riflettere su come, nel nostro piccolo, possiamo costruire il bene e non distruggere. Anche se il presepe è spesso associato alla religione, esso si rivolge a tutti, come conferma padre Domenico. Ogni famiglia che partecipa a questa tradizione trova in essa un momento di unione e condivisione. In un mondo sempre più frammentato, dove la tecnologia rischia di allontanare le persone, il presepe diventa una scusa per stare insieme, per riscoprire quella "armonia familiare" che, secondo padre Domenico, è la vera ricchezza della vita. «Stare insieme, mamma, papà, figli, a creare qualcosa con le mani è un atto di amore che oggi è più che mai importante», conclude. «Il presepe è una tradizione che ci aiuta a ritrovare il nostro posto nel mondo e a vivere la speranza, anche nei momenti più bui». Il presepe ci insegna a essere più umili, più solidali, più vicini gli uni agli altri. Un messaggio che, come il Natale, non smette mai di essere attuale.

La dottoressa Graziella Catozza dell’associazione Cda Calabria Odv 

L'ascolto è una pratica sempre più rara. L'associazione Cda Calabria Odv con la presidente, dottoressa Graziella Catozza scende in campo con sportelli gratuiti per rispondere al bisogno crescente di supporto psicologico e sociale. In un mondo che corre sempre più veloce, dove la tecnologia ci connette in modo superficiale, c'è chi fatica a trovare una vera orecchio pronto ad ascoltare. Un appello urgente ai professionisti e alla comunità. L'associazione Cda Calabria Odv, un'organizzazione di volontariato che nasce nel 2016, ha deciso di rispondere a questa emergenza sociale con una missione chiara: offrire ascolto gratuito a chi si trova in difficoltà. La dottoressa Graziella Catozza, presidente dell’associazione, spiega che la genesi dell'iniziativa si trova proprio nell’idea di Papa Francesco con la Laudato Si', una riflessione sull'importanza di ristabilire la connessione con l’ambiente e con se stessi. Ma questa riflessione si è evoluta, portando Cda Calabria Odv ad affrontare le sfide quotidiane della nostra società. In primis, la solitudine, in particolare quella degli anziani e dei più giovani, sempre più vulnerabili al bullismo e al cyberbullismo. «Non si tratta solo di parlare, ma di ascoltare realmente», afferma la dottoressa Catozza.

Durante la pandemia da Covid-19, infatti, i bisogni di ascolto sono esplosi, e l'associazione ha aperto sportelli d'ascolto gratuiti per adulti, ragazzi e famiglie. Oggi, l'associazione Cda Calabria Odv ha oltre 100 sportelli attivi in tutta la regione, con professionisti che offrono il loro tempo in modo volontario. Ma non basta mai. Il bisogno cresce, e l’appello alla comunità è chiaro: «Abbiamo bisogno di più professionisti, psicologi, assistenti sociali, e anche tirocinanti per le università. Ogni mano in più è un aiuto in più». Ma cosa manca oggi alla nostra società?

Cosa rende così difficile l’ascolto? Secondo Catozza, la risposta è semplice: manca il tempo. «Il tempo di ascoltare, di esserci veramente per l’altro, di non ridurre la relazione a un mero scambio di parole vuote», dice. «Non siamo più abituati a guardare negli occhi, a entrare in connessione profonda con chi abbiamo accanto. E questa carenza di attenzione crea buchi neri nelle relazioni, famigliari e sociali».
Eppure, come sottolinea la dottoressa, ascoltare non significa solo sentire le parole, ma anche saper interpretare i silenzi, quei momenti in cui non si dice nulla, ma si dice tutto. L’ascolto profondo, come lo insegna l’associazione, è una vera e propria arte che può essere appresa. «Abbiamo bisogno di una scuola dell’ascolto», dice Catozza, una scuola che insegni come essere veramente presenti per gli altri, imparando a leggere anche i segnali non verbali.

Ma l’ascolto non si limita solo al rapporto di aiuto professionale. Anche nella vita quotidiana, nelle famiglie, nelle amicizie, nei luoghi di lavoro, l’ascolto è fondamentale per superare incomprensioni, difficoltà e conflitti. Eppure, oggi sembra che il rumore della vita quotidiana, fatto di telefonate, notifiche e messaggi, soffochi la capacità di fermarsi e ascoltare davvero. «Non ci sono ricette facili», ammette Catozza. «Ma ci sono piccole cose che possiamo fare. Imparare a passare del tempo insieme, a condividere esperienze, anche nei momenti di routine come preparare un pasto o sistemare la casa». Sono questi i piccoli gesti che, spesso, creano spazio per una comunicazione autentica e sincera. E l’appello è anche alle aziende, ai luoghi di lavoro, affinché diventino parte di questa rete sociale di ascolto. La Cda Calabria Odv è un esempio di come l’associazionismo possa fare rete con il mondo del welfare territoriale e con le aziende, promuovendo iniziative che favoriscono l’inclusione sociale e l’assunzione di persone vulnerabili, come le donne vittime di violenza. Ma l’associazione non si ferma qui. C’è ancora molto da fare, e il suo impegno si estende anche a livello europeo, dove collabora con altre realtà per offrire un supporto anche a distanza. In un mondo che cambia velocemente, l’ascolto diventa un valore che può fare la differenza, e l'associazione Cda Calabria Odv si propone di essere un faro per chi ha bisogno di essere sentito, compreso e accompagnato nel proprio percorso di vita. La dottoressa Catozza chiude il suo intervento con un invito a tutti: «Ascoltiamoci di più, impariamo ad ascoltare davvero, e insieme possiamo fare la differenza». Un appello che non può cadere nel vuoto.