Gli imponenti fantocci di cartapesta e stoffa compaiono in estate nelle piazze, tra tamburi e fisarmoniche. Alti anche tre metri, si muovono al ritmo della musica popolare, guidati da abili portatori nascosti al loro interno. Con i loro volti dipinti e i costumi variopinti, sembrano sospesi tra fiaba e leggenda
Tutti gli articoli di Costume e Società
PHOTO
I fantocci sono generalmente una coppia: un uomo e una donna, dalle fattezze esagerate e sorridenti. La struttura è leggera ma resistente, spesso in legno e canne, rivestita di stoffa colorata. La testa, di cartapesta, è il tratto più caratteristico: lineamenti marcati, occhi spalancati, sorriso vivace. Nonostante le dimensioni, la loro danza è fluida e festosa, frutto dell’esperienza dei portatori che, nascosti nel busto, ne animano i movimenti circolari.
Le radici di questa tradizione affondano nel Mediterraneo, tra influenze spagnole, catalane e siciliane. In Calabria, il mito più diffuso racconta di Mata e Grifone: lei, giovane e bella regina del messinese; lui, un guerriero moro approdato sulle coste. Dapprima nemici, Grifone se ne infatua profondamente finendo per rapirla nel tentativo di conquistarla. E ci riesce: Mata ricambia e lui, per amore, si converte al cristianesimo. La loro unione simboleggia l’incontro tra culture diverse e la nascita di una comunità.
Tradizioni nelle diverse città calabresi
I Giganti hanno diverse versioni in base alla zona, con dettagli unici.
Palmi: una delle manifestazioni più note, dove i Giganti aprono la festa della Varia, patrimonio Unesco, danzando tra la folla.
Reggio Calabria (e Messina): qui la leggenda di Mata e Grifone è centrale, con sfilate che coinvolgono tutta la comunità.
Vibo Valentia e provincia: i Giganti animano le feste patronali di molti borghi, accompagnati da bande e gruppi folk.
Catanzaro e dintorni: oltre alla tradizione classica, emergono reinterpretazioni moderne, come quelle del gruppo folk Zona Briganti, che ha creato versioni ispirate a Mata e Grifone, ma arricchite di elementi legati al brigantaggio e alla memoria storica popolare.
Vedere i Giganti danzare non si risolve solo nell’atto di assistere a uno spettacolo folkloristico: è vivere un atto di resistenza culturale. In un’epoca in cui le tradizioni rischiano di perdersi, queste figure continuano a raccontare storie, tramandare leggende e rinsaldare il senso di appartenenza. Ogni passo, ogni giro, è un legame che si rinnova tra generazioni e culture.
La Calabria, terra di partenze e ritorni, sa che custodire i suoi riti significa non smarrire se stessa. E i Giganti, con la loro danza senza tempo, ricordano a tutti che le radici, se nutrite, possono continuare a crescere anche in mezzo alle correnti.