'Ndrangheta, arrestato il boss Francesco Pelle a Lisbona: era ricoverato per il Covid

Ciccio Pakistan era tra i trenta latitanti più pericolosi. Aveva fatto perdere le sue tracce nel 2019 dopo la condanna come mandante della strage di Natale del 2006 a San Luca. È stato scovato dai carabinieri in una clinica della capitale portoghese

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di Redazione
29 marzo 2021
16:34
Nel riquadro, Francesco Pelle
Nel riquadro, Francesco Pelle

Il boss della 'Ndrangheta Francesco Pelle, 43 anni, è stato arrestato a Lisbona. Secondo quanto si apprende, Pelle è stato scovato dai Carabinieri in una clinica della capitale portoghese dove era in cura per il Covid

Originario di Locri e soprannominato 'Ciccio Pakistan', era ricercato (anche all'estero) dal giugno del 2019 per associazione per delinquere di tipo mafioso e omicidio. Condannato alla pena dell'ergastolo, Pelle figura fra i trenta latitanti più pericolosi.


Francesco Pelle si trova ora piantonato nell'Hospital de Sao José di Lisbona, dove è ricoverato per le conseguenze del Covid. Ad individuarlo, in seguito alle indagini dei carabinieri di Reggio Calabria, sono stati gli agenti dell'Unità nazionale contro il terrorismo (Unct) della polizia portoghese che hanno ricevuto le informazioni nell'ambito di 'I Can', il progetto della Direzione centrale della Polizia criminale in collaborazione con l'Interpool per la cattura dei latitanti e l'aggressione dei patrimoni illeciti della 'Ndrangheta. Le squadre sono state attivate tramite i canali di Interpool una volta che le informazioni raccolte hanno dato la ragionevole certezza che il latitante si trovasse effettivamente ricoverato in ospedale.

I Carabinieri del reparto operativo reggino, collaborato dai colleghi del gruppo di Locri e della compagnia di Bianco - nell’ambito delle indagini coordinate dalla procura della Repubblica – Direzione distrettuale antimafia, e in particolare dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall'aggiunto Giuseppe Lombardo e dal pm Alessandro Moffa - da tempo erano sulle tracce del latitante e, di recente, lo avevano localizzato proprio nella penisola iberica.

La strage di Natale e la latitanza

Sulla sedia a rotelle dopo essere stato ferito in un agguato il 31 luglio del 2006 ad Africo, la Cassazione nel 2019 lo ha condannato quale mandante della strage di Natale del 24 dicembre 2006 in cui fu uccisa Maria Strangio, moglie del capoclan avversario Giovanni Luca Nirta. Episodio, che nella faida di San Luca tra i Pelle-Vottari ed i Nirta-Strangio, determinò la strage di Ferragosto a Duisburg con 6 morti.

Pelle fece perdere le sue tracce ad inizio luglio del 2019. Si trovava a Milano, sottoposto all'obbligo di dimora, e scomparve prima di finire in carcere dopo la conferma della condanna all'ergastolo in Cassazione. 

Il boss aveva già trascorso un anno di latitanza dopo la strage di Duisburg e fu arrestato dai carabinieri nel settembre 2008 in una clinica di Pavia. L'agguato del Natale 2006 che originò, come reazione, la strage di Duisburg, aveva come obiettivo Gianluca Nirta, ma invece morì la moglie mentre quattro persone, tra le quali un bambino, rimasero ferite. Ad ideare la vendetta del Ferragosto successivo, secondo la ricostruzione dell'accusa, fu Giovanni Strangio, cugino di Maria, poi condannato all'ergastolo.

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Soddisfazione di Bombardieri

«È stato individuato stanotte e l'arresto è avvenuto in mattinata. Per noi non è mai cessata la ricerca del latitante». È soddisfatto il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri per l'arresto di Francesco Pelle detto “Ciccio Pakistan”. «Grazie all'assistenza del progetto “I-Can” e con la collaborazione delle varie autorità giudiziarie e forze di polizia straniere - ha detto Bombardieri - i carabinieri del Reparto operativo e i carabinieri del gruppo di Locri erano sulle tracce di Francesco Pelle da mesi. In questo periodo i nostri investigatori si sono avvicinati in più occasioni alla sua cattura. Oggi finalmente è stato arrestato nella penisola iberica. “Ciccio Pakistan” era un latitante di massima pericolosità inserito nello speciale elenco del ministero dell'Interno. Adesso le indagini continuano per capire come abbia fatto a darsi alla fuga e da chi è stato aiutato in questi due anni».

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