Il sequestro del sindaco di Scilla nei progetti della cosca: «Interessati ai lavori del Comune per imporre pizzo»

I dettagli dell'operazione Lampetra nella conferenza stampa del procuratore Giovanni Bombardieri. «Una cosca di 'ndrangheta a tutto tondo che aveva come fonte di guadagno principale il traffico di droga ed era attenta all'attività di edilizia pubblica»

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di Redazione
15 luglio 2021
12:18
Nel riquadro, il sindaco di Scilla Ciccone
Nel riquadro, il sindaco di Scilla Ciccone

Gli indagati dell'operazione "Lampetra" - che stamane ha portato all’arresto di 19 persone - progettavano di sequestrare il sindaco di Scilla Pasqualino Ciccone «al fine di ottenere indebite concessioni per lo sfruttamento della spiaggia».  È quanto emerge nell'ordinanza di custodia cautelare. In particolare, Carmelo Cimarosa in un'intercettazione, registrata dai carabinieri il 3 aprile 2020, ha affermato: «Gli apri subito lo sportello ah, con i cappucci e lo mettiamo in macchina, cammina! E lo saliamo a Melia. Là ho presentato la domanda, se non la fai una botta in testa la prossima volta ed è finito il film! E ci facciamo dare qualcosa in spiaggia».  

«Dall'inchiesta - ha detto il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri durante la conferenza stamapa sull'operazione- emerge l'interesse della cosca per l'amministrazione comunale. Monitoravano lo svolgimento di attività di edilizia pubblica per poter procedere all'imposizione del pizzo».


«Una cosca di 'ndrangheta a tutto tondo, che controllava tutta Scilla e aveva come propria fonte di guadagno principale il traffico di droga, con l’occhio rivolto anche alle concessioni della pubblica amministrazione per imporre il pizzo sui lavori in corso di svolgimento per il territorio». Così il procuratore capo della Dda reggina ha sintetizzato l'operazione odierna portata a termine dal Comando provinciale dei carabinieri. 

«Si tratta di un’investigazione sviluppata su più livelli – spiegano i carabinieri – siamo riusciti ad avere una ricostruzione complessa del flusso del narcotraffico verso il porto di Gioia Tauro, fino alla vendita sul territorio. Su altro versante abbiamo verificato come la consorteria criminale poteva contare su una importante capacità produttiva di marjiuana per rifornire le piazze di spaccio».

Secondo il magistrato gli arrestati «controllavano lo spaccio nel territorio di Scilla, Villa e Bagnara Calabra. Carmelo Cimarosa si vantava del numero di acquirenti fidelizzati e di spacciatori che lavoravano per lui». Oltre al controllo dello spaccio, «l'indagato Cimarosa era impegnato - ha aggiunto il procuratore Bombardieri - nella realizzazione di un suo progetto criminale: creare una 'ndrina che si staccasse da quella dei Nasone-Gaietti». Stando alle indagini, Cimarosa aveva una squadra di pusher che spacciavano nel territorio scillese sia la marijuana, che producevano in proprio, sia la cocaina che arrivava da Sinopoli. Il fornitore di riferimento dell'organizzazione, infatti, sarebbe stato Antonio Alvaro. In un'intercettazione, lo stesso Cimarosa si vantava di aver fidelizzato un altissimo numero di clienti ben 400, tra i comuni di Scilla e Bagnara Calabra.

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