32 anni dopo arrestato uno dei killer del procuratore di Torino Bruno Caccia

Caccia stava indagando sulle infiltrazioni della 'ndrangheta a Torino, quando fu ucciso. Il primo arresto nel 1993. Ora sarebbe stato individuato un altro calabrese coinvolto nell'agguato.
di Redazione
22 dicembre 2015
10:19

Arrestato un torinese di origine calabrese di 64 anni, Rocco Schirripa, per l'omicidio di Bruno Caccia, procuratore capo di Torino ucciso nel 1983. L'uomo oggi fa il panettiere in un locale alla periferia della città. Si tratta del secondo fermo per l'omicidio di Caccia. Già nel 93' era stato fermato il mandante dell'omicidio, l'esponente di spicco della 'ndrangheta in Piemonte Domenico Belfiore. Per gli inquirenti non ci sono mai stati dubbi: Caccia era stato ucciso per le sue indagini approfondite sulle infiltrazioni della 'ndrangheta nel tessuto economico e sociale piemontese.  Belfiore per questo omicidio è stato condannato all'ergastolo: dallo scorso 15 giugno è ai domiciliari per motivi di salute. E proprio dalle intercettazioni nella casa di Belfiore sono ripartire le indagini, concluse grazie a uno stratagemma ingegnoso degli inquirenti.

 


A tutti i sospettati è stato infatti spedito un articolo di giornale con su scritto a penna il nome di Rocco Schirripa, indicato come autore materiale del delitto. Una lettera anonima che aveva messo in apprensione i sospettati, che tra di loro avevano iniziato a discutere su chi poteva essere la 'gola profonda' che aveva spifferato tutto agli inquirenti. Da queste conversazioni la conferma all'ipotesi investigativa.

 

Secondo l'ultima ricostruzione, Schirripa avrebbe guidato la macchina utilizzata nell'agguato contro il giudice Caccia, e avrebbe esploso il corpo mortale contro il magistrato. Accanto a lui il boss Domenico Belfiore, che non sarebbe stato quindi solo il mandante dell'omicidio, ma anche esecutore materiale.

 

Le reazioni - "Come torinese e come magistrato che da Bruno Caccia ha imparato tutto, esprimo il ringraziamento e l'apprezzamento più convinto per l'ottimo lavoro della procura di Milano e della squadra mobile di Torino, che con pazienza e intelligenza sono riuscite ad aprire una nuova pista di indagine sull'omicidio dopo più di trent'anni". Lo ha detto Gian Carlo Caselli, ex procuratore capo di Torino, che quando Caccia fu ucciso era giudice istruttore.


"Quello di Schirripa è un nome che si inserisce nel solco delle indagini che non si sono mai fermate in tutti questi anni - ha detto il procuratore generale Marcello Maddalena, al momento del delitto sostituto di Caccia - E' un personaggio storicamente vicino alla famiglia Belfiore. La procura di Torino lo ha incontrato altre volte nelle indagini di 'ndrangheta". "Quell'omicidio - ha aggiunto - diede una grande spinta a tutto l'ufficio che da allora fu ancora più compatto e continuò con ancora maggiore convinzione".

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