A processo l’ex direttrice del carcere di Reggio Calabria: Longo è accusata di aver favorito esponenti di ’Ndrangheta
Davanti al Tribunale reggino compariranno anche altri due imputati, il medico dell'Asp Antonio Pollio e la detenuta Caterina Napolitano
È stata rinviata a giudizio l'ex direttrice del carcere di Reggio Calabria Maria Carmela Longo. Lo ha deciso il gup Karin Catalano, al termine delle udienze preliminari, accogliendo la richiesta formulata dai sostituti procuratori della Dda reggina Stefano Musolino e Sabrina Fornaro.
Le accuse contro l’ex direttrice Longo
Il processo inizierà il 17 marzo davanti al Tribunale di Reggio Calabria dove compariranno anche gli altri due imputati, il medico dell'Asp Antonio Pollio e la detenuta Caterina Napolitano. Difesa dall'avvocato Giacomo Iaria, l'ex direttrice del carcere era stata arrestata nell'estate 2020 con l'accusa di concorso esterno con la 'ndrangheta. In sostanza, secondo le indagini coordinate dal procuratore Giovanni Bombardieri, la Longo avrebbe favorito decine di detenuti, alcuni dei quali esponenti di spicco delle cosche di 'ndrangheta reggine.
I detenuti favoriti
In questo modo «concorreva - è scritto nel capo di imputazione - al mantenimento ed al rafforzamento delle associazioni a delinquere di tipo 'ndranghetistico». Per i pm, all'interno del carcere di Reggio Calabria c'era «una sistematica violazione delle norme dell'ordinamento penitenziario e delle circolari del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria». Tra i detenuti che sarebbero stati favoriti dall'ex direttrice del carcere anche l'avvocato Paolo Romeo, ex parlamentate condannato poi nel processo "Gotha". Ma anche affiliati alle famiglie mafiose reggine e della provincia come Cosimo Alvaro, Maurizio Cortese, Michele Crudo, Domenico Bellocco, Giovanni Battista Cacciola e altri.
Il ruolo del medico Pollio
Il medico dipendente dell'Asp Antonio Pollio, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Santa Spinelli, è accusato invece di falso per aver redatto, secondo i pm, un certificato medico attestando di aver sottoposto a vista medica la detenuta Caterina Napolitano, difesa dall'avvocato Alba Nucera, diagnosticando coliche renali «per evitare che partecipasse come teste a un'udienza in Tribunale».