Arresti all'Asp di Reggio: «Medici e professionisti corrotti per favorire società dei Piromalli» - NOMI

Il procuratore capo Giovanni Bombardieri nella conferenza stampa ha spiegato il metodo usato dal potente clan di Gioia Tauro per accaparrarsi le forniture mediche negli ospedali nella provincia e avere una corsia preferenziale per i pagamenti

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di Francesco Altomonte
23 marzo 2021
11:10
Il procuratore Giovanni Bombardieri
Il procuratore Giovanni Bombardieri

Regali e soldi per corrompere medici e professionisti in servizio all'Asp di Reggio Calabria, per imporre l'acquisizione di forniture mediche negli ospedali nella provincia reggina. È solo uno dei passaggi della conferenza stampa tenutasi stamattina dagli inquirenti, nella quale sono stati chiariti i particolari che hanno portato all'esecuzione, questa mattina, dell'operazione Chirone, che ha coinvolto 14 persone, 6 dei quali finiti in carcere, 7 ai domiciliari e una all'obbligo di dimora. L'indagine è stata condotta dal Ros dei carabinieri, col supporto in fase esecutiva dei comandi provinciali di Reggio Calabria, Catanzaro, e Bologna e coordinata dalla Dda dello stretto. 

Gli indagati complessivamente sono 18. In carcere sono finiti Fabiano Tripodi, Franco Modafferi, Mario Vincenzo Riefolo, Antonino Madaffari, Martino Taverna e Antonino Cernuto. Il gip ha disposto gli arresti domiciliari per Paquale Mamone, Giancarlo Arcieri, Federico Riefolo, Antonino Coco, Domenico Salvatore Forte, Salvatore Barillaro e Giuseppe Fiumanò. Il divieto di dimora è stato disposto per Giuseppe Cernuto.


Il procuratore capo di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri ha chiarito che «l'indagine giunge in un momento molto delicato per la sanità regionale e con due Asp commissariate, Reggio e Catanzaro, per infiltrazioni mafiose. Oggi parliamo delle infiltrazione della cosca Piromalli attraverso delle aziende controllate dal clan attraverso la famiglia Tripodi. I ruolo dei due fratelli Tripodi, Giuseppantonio e Francesco Michele, entrambi deceduti nel 2018, era emerso già in numerose dichiarazioni collaboratori li indicano come vicini ai Piromalli. I due medici di Gioia Tauro hanno gestito gli interessi nella sanità per conto di Piromalli attraverso il centro clinico Minerva prima e dopo attraverso altre due società, per l'approvvigionamento di prodotti medicali». Nell'indagine è finito il figlio di Francesco Michele, Fabiano Tripodi, anche lui medico.

«Un aspetto importante - ha aggiunto Bombardieri - è che nella migliore tradizione ‘ndranghetistiche e al blasone dei clan, le infiltrazioni non avvenivano solo con minacce e violenza, ma anche blandendo i professionisti con regali e somme di denaro per comprare i favori di chi doveva acquistare i prodotti o pagare in via preferenziale. Le forniture riguardavano non solo l'ospedale di Gioia Tauro, ma anche Polistena, Melito Porto Salvo, Reggio Calabria e Locri. Rilevanti sono anche una serie intercettazioni che hanno ricostruito come i Tripodi potevano vantare relazioni privilegiate con Salvatore Barillaro, direttore del distretto sanitario di Reggio Calabria, oggi accusato di concorso esterno e finito ai domiciliari».

«Tutti a Gioia sapevano che i Tripodi fossero non solo entranei alla cosca ma anche punti di riferimento per contattare i Piromalli - ha aggiunto il procuratore - Chi era predisposto agli acquisti veniva avvicinato da membri della società Mct Distribution con regali o somme di denaro. Ci sarebbe anche un libro per la contabilità, dove sarebbe stato scritto chi e quanto è stato pagato da Mct Distribution».

Alla conferenza stampa ha partecipato anche il generale Pasquale Angelosanto, comandante generale Ros: «L'indagine è durata un biennio e conclusa nel 2018. A richiesta Dda sono stata emessa dal gip un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 14 persone: 6 in carcere, 7 domiciliari e un obbligo di dimora. L'inchiesta sull'Asp di Reggio Calabria ha permesso di documentare assetti organizzativi cosca Piromalli, uno dei clan più potenti e pericolosi nel panorama criminale. L'attenzione sulla cosca Piromalli va avanti da diversi anni da parte della procura antimafia di Reggio Calabria, perché si tratta di una vera e propria holding criminale, nella quale all'interno ci sono competenze criminali e gestionali. I clan da tempo si occupano di questo settore, la pandemia ha trovato già delle società gestite dalle cosche pronte a sfruttare anche questo momento».

Angelosanto ha procisato che «i Tripodi hanno collegamenti con Piromalli, un ruolo rafforzato imparentandosi con Girolamo Piromalli e grazie a questi rapporti sono riusciti a condizionare la sanitaria pubblica. Tre società coinvolte: centro analisi Minerva, dai primi anni ’80 finanziato da Girolamo Piromalli; Mct distribution e Lewis srl. Dalle attività investigative è un emerso controllo sulle forniture strutture sanitarie che fanno capo all'Asp di Reggio Calabria. I Tripodi, grazie ai Piromalli, sono stati in grado anche di orientare e condizionare le nomine nella struttura amministrativa. Condizionare alleggerimento carcere o trasferimenti in strutture sanitarie. 

Interessante quando dichiarato anche dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria Gaetano Paci: «Già in altre indagini sono emerse dichiarazioni di collaboratori in riferimento ai fratelli Tripodi, come elementi con ruolo specifico nella cosca Piromalli, quello della gestione del settore della sanità e rapporti con la pubblica amministrazione. Da quelle dichiarazioni sono partiti degli approfondimenti che oggi consentono di ricostruire una serie di elementi indicativi, nei quali ci sono già i prodromi dello scioglimento dell’Asp di Reggio Calabria. Nel decreto del presidente della Repubblica, con cui si scioglie l’Asp di Reggio Calabria, si diceva infatti che membri dell’Azienda sanitarie avrebbero messo a disposizione loro ruolo a servizio delle cosche».

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