Operazione Karpanthos

Arresti nel Catanzarese, Gratteri: «Indagini partite dall’omicidio Rosso, da qui siamo arrivati alla cosca di Petronà»

VIDEO | Le investigazioni avrebbero documentato anche l’esistenza dell'alleato gruppo criminale di Cerva e la sua influenza sull'amministrazione comunale: in occasione delle elezioni del 2017 si sarebbe occupato di procacciare voti per alcuni degli indagati. Il sindaco, un assessore e un consigliere sono finiti ai domiciliari

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di Luana  Costa
22 settembre 2023
11:35

«Questa indagine nasce da un filo di Arianna che parte dal 2015 dall'omicidio del macellaio di Simeri Crichi, Francesco Rosso». È quanto ha dichiarato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa in cui ha illustrato i dettagli dell'operazione che ha portato all'arresto di 44 persone. «Nell'ambito di quelle indagini ci sono state dichiarazioni di un aspirante collaboratore di giustizia, Danilo Monti. Partendo da quell'omicidio ci siamo imbattuti nella cosca che controlla Petronà».

Si tratta, ha spiegato il magistrato, della cosca Carpino. «È da tantissimo tempo che non si toccava quella area. Apparentemente sconosciuta e di serie B perché spesso si è portati a dare una valutazione sulla pericolosità o meno della presenza mafiosa sul territorio in base al numero degli arresti, ma non è così. Se non si va in quel territorio si è portati a pensare che non ci sia nulla e che sia un'isola felice».


«L'importanza di quest'indagine - ha aggiunto - è testimoniata anche dal fatto che in quel territorio è nato Franco Trovato, uno dei mafiosi più importanti che ci sono stati nella storia della 'ndrangheta in Lombardia e soprattutto in provincia di Lecco. Stiamo parlando di soggetti che discutevano alla pari con i De Stefano di Reggio Calabria, che avevano rapporti diretti con i più grossi narcotrafficanti sudamericani. Quindi per noi è stata una scoperta sul piano investigativo. Abbiamo avuto modo di comprendere come il Comune di Cerva veniva controllato». Ai domiciliari è finito anche il sindaco Fabrizio Rizzuti assieme a un assessore, Raffaele Scalzi, e a un consigliere comunale, Raffaele Borelli. L'accusa per il primo cittadino è di scambio elettorale politico-mafioso.

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I dettagli dell'operazione

Sono 52 le persone nei cui confronti è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Dda guidata dal procuratore Gratteri: 38 in carcere, 6 ai domiciliari e 8 con obbligo di presentazione alla Pg di cui 5 anche con obbligo di dimora.

Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, detenzione e porto abusivo di armi, traffico di stupefacenti, estorsione e intestazione fittizia di beni.

L’operazione è scattata questa mattina a opera dei carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro con il supporto di oltre 400 uomini della Legione Calabria e dei comandi territorialmente competenti, dei carabinieri “Cacciatori” di Calabria, del nucleo Cinofili e dell’8° nucleo Elicotteri di Vibo Valentia.

L’indagine, convenzionalmente denominata “Karpanthos” (dal nome attribuito, in antichità, alla città di Petronà), condotta dai carabinieri del nucleo Investigativo di Catanzaro, ha consentito di intervenire nell’area della Presila catanzarese, ai confini con la provincia di Crotone, dimostrando l’esistenza e l’attuale operatività di un sodalizio di ‘ndrangheta operante nei territori di Petronà e Cerva, avente stabili ramificazioni nelle province di Lecco, Genova e Torino; nonché di un’organizzazione dedita a un fiorente spaccio di sostanze stupefacenti, di cui farebbero parte alcuni affiliati.

Le investigazioni si sono sviluppate attraverso un’imponente attività di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, escussione di persone informate sui fatti, servizi di Ocp sul territorio, riscontri “sul campo”, con una parallela attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, corroborate dai relativi riscontri e la cui attendibilità è stata già riconosciuta in precedenti sentenze, oltre all’acquisizione di elementi emersi in altri procedimenti penali.

Nel dettaglio, l’indagine ha permesso di documentare l’esistenza della cosca di ‘ndrangheta “Carpino” di Petronà, coinvolta negli anni duemila in una sanguinosa faida, operante nella Presila catanzarese e con ramificazioni in Liguria e Lombardia, nonché dell’alleato gruppo criminale di Cerva, detto dei Cervesi, con estensioni in Piemonte e Lombardia, entrambi ora ricadenti sotto l’influenza del locale di Mesoraca nel Crotonese, dediti principalmente alle estorsioni in danno degli imprenditori edili e dei commercianti della Presila catanzarese attuate mediante incendi e danneggiamenti, alle rapine a mano armata, al riciclaggio e all’intestazione fittizia di beni, al traffico di cocaina e marijuana con differenti canali di approvvigionamento, riconducibili comunque a soggetti operanti nei territori di Cutro o Mesoraca.

Inoltre, l’attività investigativa ha fatto emergere lo scambio elettorale politico-mafioso e l’influenza del gruppo criminale di Cerva sulla locale amministrazione comunale in occasione delle elezioni del 2017, mediante il procacciamento di voti per alcuni degli indagati - all’epoca candidati ed eletti in quella tornata, poi riconfermati nelle consultazioni del 2022 - in cambio della promessa di denaro e di una percentuale sugli appalti pubblici.

È emersa anche la possibilità della cosca di Petronà di avere a disposizione entrature nella pubblica amministrazione. Nel caso di specie, un dipendente dell’Agenzia delle entrate aveva messo la propria funzione a disposizione di un affiliato, manifestando la propria disponibilità a ricevere dei falsi, riguardanti proprietà di quest’ultimo, per evitare che costui incorresse in sanzioni o che dovesse pagare l’Imu e ottenendo, in cambio, la promessa di favori di varia natura.

Giornalista
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