AstraZeneca, il parere del primario di Cosenza: «No agli under 60 e richiami ai giovani con Pfizer o Moderna»

Il direttore dell'Unità operativa complessa Carlo Bova: «Ora che il virus circola molto meno il rapporto rischi-benefici non è più accettabile». E sulla possibilità di effettuare la seconda dose con un vaccino diverso:  «Dai dati che abbiamo posso dire che non è pericoloso»

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di Alessia Principe
11 giugno 2021
12:56
Il dottor Carlo Bova
Il dottor Carlo Bova

Carlo Bova, direttore dell’Unità operativa complessa Valentini dell’ospedale di Cosenza non ha dubbi: AstraZeneca non deve essere somministrato ai giovanissimi e alle donne sotto una certà età. Dopo il caso della diciottenne Camilla, morta a causa di una trombosi dei seni cavernosi dieci giorni dopo la somministrazione del vaccino inglese, in Italia si sta valutando l’ipotesi di bloccare l’inoculazione al di sotto di una certà soglia d’età.

«Si è visto che in un caso su 100mila AstraZeneca può causare delle trombosi molto gravi in sede atipica, associate a piastrinopenia. Ora, se in una situazione di emergenza nazionale, con un Paese in ginocchio, questi rischi potevano essere sostenibili, adesso non è più così».


Dottore, con un quadro epidemiologico cambiato, va cambiata anche la strategia vaccinale?

«Ora che il virus circola molto meno il rapporto rischi-benefici nei giovani e nelle donne soprattutto, non è più accettabile».

Secondo lei la Calabria dovrebbe agire immediatamente e sospendere la somministrazione di AstraZeneca per le fasce a rischio?

«Io penso che sarebbe auspicabile che il governo prenda una decisione condivisa in tutta Italia. Il ministro della Sanità deve scegliere che strada prendere e tutte le Regioni devono uniformarsi insieme. A mio parere, attualmente, non dovrebbe essere più somministrato AstraZeneca ai ragazzi nei vari open day e alle donne giovani».

E per chi ha già fatto la prima dose con AstraZeneca e rientra tra le fasce a rischio?

«Chi ha più di cinquant’anni, secondo me, può fare tranquillamente la seconda dose con AstraZeneca perché i casi di trombosi dopo la seconda dose sono estremamente rari, eccezionali. Ma chi ha meno di trent’anni e ha già fatto la prima dose con il vaccino di Oxford, credo che dovrebbe effettuare il richiamo con un vaccino a MRna».

Non ci sono rischi a effettuare un richiamo con un vaccino diverso dal primo?

«Dai dati che abbiamo posso dire che non è pericoloso, naturalmente devono decidere le autorità competenti».

Sull’età a rischio non c’è accordo tra virologi, c’è chi parla di vietare AstraZeneca alle under 50, chi alle under 40 o 30, secondo lei qual è il confine di sicurezza?

«Un limite preciso non c’è. Ci sono anche rari casi di persone di sesso maschile under 60 che hanno avuto complicanze dopo la somministrazione di AstraZeneca, ma per la maggior parte sono donne giovani. Da ora in poi, la prima dose di AstraZeneca io la farei solo a persone ultrasessantenni».

Per quanto riguarda Moderna e Pfizer, anche questi vaccini possono portare a fenomeni trombotici?

«Questi vaccini, per quello che sappiamo, non portano a un aumento di complicanze trombotiche classiche. I dati sono rassicuranti e in nessuna rivista scientifica sono stati riscontrati casi di impennate. Con il vaccino J&J c’è qualche segnalazione di trombosi ma sono più rare rispetto a quelle post AstraZeneca».

Giornalista
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