Bancarotta fraudolenta, l'informativa della Finanza che inguaia Occhiuto

La Ofin srl, fallita nel 2014, aveva concesso prestiti all'attuale sindaco di Cosenza per oltre tre milioni di euro. Ricostruiti anche i rapporti tra quest'ultima e altre quattro società, tutte riconducibili all'architetto

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di Salvatore Bruno
14 maggio 2019
09:30
Cosenza, il sindaco Occhiuto
Cosenza, il sindaco Occhiuto

Mario Occhiuto ha chiesto alla Procura, tramite i propri legali, di essere ascoltato nel merito della bancarotta fraudolenta contestata dai magistrati a suo carico, e relativa al fallimento della Ofin srl, società fallita nel 2014, amministrata nell’ultima fase di operatività dalla sorella di Mario Occhiuto, Annunziata, e detenuta al 20% da Carmine Potestio. Potestio, com’è noto, ha ricoperto anche l’incarico di Capo di Gabinetto durante la prima consiliatura guidata da Occhiuto a Palazzo dei Bruzi, quella tra il 2011 ed il 2016.

Cinque società, un unico denominatore

Le indagini condotte dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza e coordinate dal tenente colonnello Michele Merulli, riguardano non solo la Ofin, fondata nel 1996, ma una galassia di altre società, tutte in rapporti con la Ofin e riconducibili allo stesso Occhiuto. Si tratta della Feel srl, detenuta attualmente al 50% dalla Ofin e per il restante 50% da Emanuele Occhiuto; della Zenobia srl, di cui Mario Occhiuto detiene quote pari al 24% (su cui grava un pignoramento di Equitalia Sud); di Oltrestudio, in cui figura con la simbolica quota dell’1% anche l’attuale capo segreteria del sindaco Roberto Albano, mentre il restante 99% è detenuto da Mario Occhiuto; di Mostre e Servizi Ingegneria, l'ex MOA. oggi interamente di proprietà di Annunziata Occhiuto, subentrata al fratello Mario nel 2011.


Vorticoso giro di denaro per prestiti e fittizi aumenti di capitale

Le Fiamme Gialle, dopo aver passato al setaccio una infinita mole di documenti, hanno ricostruito il passaggio di ingenti somme di denaro, non soltanto tra una società e l’altra, ma anche dalla Ofin a Mario Occhiuto al quale, tra l’ottobre del 2006 e il dicembre del 2012, sono stati concessi prestiti infruttiferi per un totale di 3.562.118 euro, restituiti solo in minima parte, appena il 15% circa della cifra complessiva: 506.226 euro. I prestiti peraltro, erano accordati a se stesso dallo stesso Occhiuto: da una parte ne deliberava l’erogazione in qualità di amministratore della Ofin, dall’altra li incassava come persona fisica in qualità di socio sempre della Ofin. Senza che il socio minoritario, Carmine Potestio, battesse ciglio. Tali prestiti, concessi quindi da Mario Occhiuto a se stesso, erano anche privi di qualsiasi garanzia esattamente come i prestiti deliberati dalla Ofin in favore della Feel srl, per un totale di 1.604.900 euro di cui solo 790.150 restituiti, e in favore della Zenobia srl per un importo di 80.850 euro di cui 73.000 restituiti. Ma la Ofin ha finanziato queste due società anche con trasferimento di soldi in conto aumento futuro del capitale sociale. A Feel e Zenobia sono state così girate somme per 1.526.600 euro. L’aumento del capitale sociale di queste due società però, non è stato mai portato effettivamente a compimento.

Le fonti di finanziamento e le richieste di compensazione

Per foraggiare Feel e Zenobia, la Ofin contraeva debiti con altre due società riconducibili a Mario Occhiuto: la Oltrestudio e la Mostre e Servizi Ingegneria (già Moa srl) le quali, a loro volta, attingevano queste risorse da finanziamenti bancari erogati da diversi istituti di credito. Al 31 dicembre 2012, Ofin aveva accumulato debiti quantificabili in 2.407.461 euro (Oltrestudio), in 2.313.790 euro (Moa) e in 18.200 euro (Mostre e Servizi Ingegneria). Mentre alla stessa data la Oltrestudio e la Mostre e Servizi Ingegneria hanno iscritto in bilancio debiti verso banche pari rispettivamente ad euro 6.587.854 e 2.952.371. A questo punto, per chiudere il cerchio, con la sottoscrizione di una scrittura privata successiva alla dichiarazione di fallimento della Ofin del 2014, la Mostre e Servizi Ingegneria ha ceduto parte del suo credito alla Feel, pari a 831.990, ed a Mario Occhiuto per la rimanente parte. Anche la Oltrestudio ha poi stipulato una scrittura privata per la cessione del credito vantato nei confronti della Ofin a Mario Occhiuto. In funzione di queste scritture private, Feel e Mario Occhiuto, sono così diventati non solo debitori, ma anche creditori nei confronti della Ofin. Hanno per questo chiesto al curatore fallimentare di compensare gli importi, ricevendo però risposta negativa. Nel frattempo la Ofin, svuotata di attività e fondi, ha accumulato ingenti passività nei confronti del fisco per oltre 500 mila euro, tra Iva non versata ed altri tributi, nei confronti di fornitori per 457 mila euro e persino nei confront del Comune di Cosenza per 28 mila euro.

Le firme in qualità di parte e controparte

A mandare la Ofin in crisi hanno anche contribuito le cessioni di alcuni contratti di leasing stipulati dalla società e relativi ad alcuni immobili ubicati tra Cosenza e Rende. Cessioni maturate contestualmente il 15 dicembre 2009, senza alcun corrispettivo per i canoni già pagati dalla Ofin che si è anche posta a garanzia fideiussoria per le subentranti: la Oltrestudio e Moa (poi diventata Mostre e Servizi Ingegneria). Bisogna dire che questi contratti sono stati sottoscritti sia per la parte cedente che per quella cessionaria, dalla medesima persona, Mario Occhiuto, rappresentante legale pro tempore delle suddette società. Il danno derivante alla Ofin da queste operazioni di cessione è stato quantificato dai finanzieri in 691.271 euro

La contestazione del reato

Secondo le risultanze dell’indagine condotta dai finanzieri del nucleo di polizia tributaria, sia i prestiti infruttiferi, sia le anticipazioni di aumento di capitale sia le cessioni di leasing sono da considerare atti distrattivi per sottrarre risorse economiche che la Ofin avrebbe invece dovuto destinare al soddisfacimento dei propri creditori, in primis l’erario. A carico della Ofin risultano infatti iscritti importi a ruolo per 3.271.839 euro. Da qui la contestazione del reato di bancarotta fraudolenta nei confronti di Mario Occhiuto. Tra il dicembre 2011 e lo stesso mese del 2012, risulta pure un ammanco di cassa pari a 116.932 euro. Si tratterebbe di somme distratte in favore di Mario Occhiuto da parte dell'allora amministratrice Annunziata Occhiuto, anche lei iscritta nel registro degli indagati al pari di Carmine Potestio al quale si contesta di avere approvato, in qualità di socio al 20%, i prestiti concessi a Mario Occhiuto per l’ammontare, come detto, di oltre tre milioni di euro.

I risvolti politici

Sul piano delle ripercussioni politiche, l’inchiesta di bancarotta fraudolenta condotta dalla Procura di Cosenza è quella che più spaventa Mario Occhiuto rispetto alla contestazione del reato di corruzione mossa a suo carico dai magistrati di Catanzaro nell'ambito dell'inchiesta Passepartout. Per la bancarotta, nel caso in cui l’indagine dovesse sfociare in un processo e in una eventuale condanna, i giudici potrebbero infliggergli una pena superiore ai due anni di reclusione che, se confermata in appello, determinerebbe in applicazione della Legge Severino, la sospensione per l’attuale sindaco di Palazzo dei Bruzi, da ogni incarico istituzionale.

 

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Giornalista
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