Basso profilo, Gratteri: «A casa di Gallo così tanti soldi che li stiamo ancora contando»

VIDEO | Nell’inchiesta emerge come un imprenditore di riferimento della ‘ndrangheta crotonese che si divide tra appalti e politica. Ecco il sistema che avrebbe tenuto in piedi

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di Redazione
21 gennaio 2021
16:44

Basso profilo, si, ma tanti soldii. Così tanti, secondo il procuratore Gratteri, che gli uomini della Guardia di Finanza mentre si svolge la conferenza stampa dell’operazione «li stanno ancora contando».

Antonio Gallo, 41 anni, di Sellia Marina, è una figura centrale dell’Operazione “Basso profilo” della Dia, coordinata dalla Dda di Catanzaro e che vede coinvolti 49 imputati e 81 indagati (qui tutti i nomi). Secondo l’accusa, grazie a una fitta rete di relazioni, sarebbe stato capace di turbare una serie di gare d’appalto messe sotto la lente d'ingrandimento dagli uomini della sezione operativa della Dia di Catanzaro, bandite tra il 2017 e il 2018 dalle stazioni appaltanti del Consorzio di bonifica Jonio-Crotonese e Jonio-Catanzarese. Si tratta di appalti dal valore complessivo di 107.415 euro per la “fornitura di materiali e dispositivi antiinfortunistici–programma forestazione 2017”. Affari che si allargavano dall’Italia ad altre nazioni, come l’Albania, nella quale proprio Gallo secondo gli inquirenti aveva aperto una filiale per poter allargare i propri interessi.


Gratteri: «Gallo, un uomo spregiudicato»

È proprio il procuratore Gratteri, a margine della conferenza stampa, a disegnare un profilo tranchant dell’imprenditore al centro dell’inchiesta: «È un uomo molto eclettico e un filo spregiudicato, che ha contatti con uomini delle forze dell'ordine, con la politica, con la ‘ndrangheta di tutta la provincia di Crotone e si muove su più piani per allargare sempre più i suoi affari imprenditoriali».

Il procuratore fa un racconto di quello che è lo scenario che hanno trovato gli inquirenti: «Questa mattina – prosegue –a casa sua sono stati trovati così tanti soldi che ancora non hanno finito di contarli, decine di rolex, macchine di lusso, appartamenti, parliamo del valore di centinaia di milioni di euro e parliamo di un imprenditore normale, medio piccolo. Questa sua voglia di ingrandirsi lo porta fino a Reggio Calabria, fino alla cosca De Stefano-Tegano, per organizzare la campagna elettorale dell’onorevole Talarico nelle elezioni politiche del 2018, lo porta a salire a Roma per cercare di ottenere degli appalti di caratura nazionale e organizza con Talarico un incontro in un pranzo con Cesa nell’estate del 2017».

La turbativa degli appalti e gli affidamenti diretti

La turbativa, aggravata dal metodo mafioso, dei pubblici incanti investigati, sarebbe stata stata messa in atto attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate. Se l’azienda Gallo non risultava vincitrice, venivano messe in atto manovre - sotto forma degli affidamenti diretti in via d’urgenza - al fine di controllare la gara e assicurare a Gallo comunque un guadagno. Attività delittuose, secondo l'accusa, risultate aggravate dalla finalità di agevolare l’attività della ‘ndrangheta. In questo sistema, sostenuto da un collante composito fatto di imposizione mafiosa e collusione, «lo scopo perseguito dal sodalizio criminale - scrive la procura catanzarese - è stato quello di garantirsi il controllo del sistema delle gare pubbliche indette dalle stazioni appaltanti calabresi».

Gallo, con l’ausilio di politici locali e dipendenti, avrebbe o realizzato una lunga serie di reati contro la pubblica amministrazione con condotte a monte delle gare di appalto. In questo contesto, sarebbe emersa l’acclarata complicità, a vario titolo, di pubblici ufficiali (direttori, responsabili e funzionari dell’ufficio appalti e contratti, R.U.P. e un membro di commissione dei procedimenti relativi agli appalti) incaricati dalle relative stazioni appaltanti, che nei giorni della preparazione del bando e durante la sua istruttoria si sono seduti a tavola con quello che doveva essere, sin dal principio, il vincitore recandosi a cena con pregiudicati appartenenti alla locale di ‘ndrangheta di Mesoraca (Kr).

I riscontri dei pentiti e i rapporti con la criminalità

Sono tanti e diversi i riscontri che arrivano sui rapporti tra Gallo e esponenti della criminalità organizzata. Ne parla anche il pentito Mamone, che racconta come i rapporti tra Gallo e Luciano Babbino, a capo della locale di Vallefiorita, in provincia di Catanzaro. Sono tanti gli incontri che Mamone racconta tra Babbino e Gallo, ricordando come Gallo facesse spesso da tramite tra Babbino ed alcuni imprenditori per lavori nella zona, come i lavori di posa della fibra ottica tra Vallefiorita e Squillace.

A questi si aggiungono i riscontri provenienti da Santo Mirarchi, collaboratore di giustizia della Locale di Isola Capo Rizzuto: i rapporti tra gli Arena e Gallo sono presenti nelle dichiarazioni di Mirarchi, che racconta come gli imprenditori della zona fossero costretti ad acquistare il materiale da Gallo.

«Allora - dice Mirachi in sede di interrogatorio -, Gallo… a parte il fatto che già queste aziende pagavano a loro, agli Arena, dottò, sui lavori che facevano. In più, dove c’erano… oltre a… come Gallo, c’erano anche quelli, i cottimisti chiamiamoli, che erano di Isola Capo Rizzuto che lavoravano sempre tramite Pino Merante, però sempre tra gli isolitani. Costringevano a Procopio, a Gatto, a Zinzi, di comprare gli indumenti per gli operai da Gallo e poi Gallo pagava la mazzetta, cioè, una percentuale gliela mandava a Isola Capo Rizzuto del fatturato».

«A Reggio siamo forti»: le rassicurazioni di Gallo a Talarico

Uno degli episodi più inquietanti, nel solco della “spregiudicatezza” citata dal procuratore Gratteri, è quello riguardante l’appoggio dell’imprenditore Gallo per Francesco Talarico alle elezioni del 2018. Talarico si candida nel collegio di Reggio Calabria e l’imprenditore di Sellia si impegna per procurargli voti presso alcune famiglie.

Secondo gli inquirenti, lo strumento importante per assicurare un pacchetto di voti era innanzitutto il rapporto tra Gallo e l’ex senatore Antonio Caridi e, consequenzialmente, con lo zio Bruno Porcino. Legame che nasce dal fatto che Caridi era testimone di nozze proprio di Gallo e che viene rilevato dalle intercettazioni tra Gallo e la moglie proprio di Caridi, che in quel momento era detenuto. Un legame che vede Gallo alle prese con incontri continui: tra Roma e Reggio Calabria, l’attività di Gallo è incessante e tra incontri e richieste di autorizzazioni a muoversi sul territorio.

Il lavoro fatto per Talarico secondo lui è buono, tanto che quando Talarico sente Gallo per chiedergli com’è la situazione a Reggio Calabria, l’imprenditore di Sellia non ha dubbi: «A Reggio siamo forti». Un messaggio chiaro, univoco, che non lascia spazio ad interpretazioni.

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