Catanzaro, il questore: «'Ndrangheta invisibile ma presente in economia e politica»
VIDEO | Amalia Di Ruocco illustra i dati del bilancio sociale 2018 e parla di una criminalità in grado di infiltrarsi negli apparati amministrativi degli enti pubblici
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La situazione dell'ordine e la sicurezza pubblica in provincia di Catanzaro risente della presenza delle organizzazioni mafiose appartenenti alla 'ndrangheta. Le cosche non sparano più, troppo sangue richiama le Forze dell'Ordine. Ecco perché è più conveniente infiltrarsi negli apparati amministrativi degli enti pubblici. Una fotografia questa che viene fuori dal bilancio Sociale 2018 della Questura di Catanzaro presentato dal questore Amalia Di Ruocco e dai dirigenti dei diversi uffici. Lo scioglimento per condizionamento mafioso delle amministrazioni comunali di Sorbo San Basile, Cropani, Lamezia Terme, Petronà dimostra quanto sia stretto il legame tra cosche e politica. Se un tempo i mafiosi andavano dai politici, oggi le indagini come Quinta Bolgia e Lande Desolate ci dimostrano che sono i politici a rivolgersi alla ndrangheta per avere voti. È chiara quindi la commistione.
Poche chiamate al 113
«La cosa strana per chi viene da fuori è notare che ci sono pochissime chiamate al 113. Ci sono giornate in cui io stessa - afferma il questore - domando al mio autista se la radio è accesa perché non arrivano chiamate per ore intere. Un po' perché si chiama poco ma un po' perché la criminalità calabrese è particolare, non va ad incidere tanto nell'immediatezza del reato. Non registriamo omicidi se non quelli che abbiamo visto e che comunque abbiamo risolto e stiamo risolvendo con deleghe di indagine. È una criminalità che sta nelle alte sfere, molto pervasiva all'interno del sistema economico e della politica. È qualcosa che non si vede». Motivo questo che ha spinto il capo della Polizia Franco Gabrielli, in visita a Catanzaro nella giornata di ieri, di destinare nuove risorse alla questura catanzarese che nell'ultimo hanno ha già guadagnato 40 uomini in più, mantenendo la prima fascia. «Nell'ultimo anno il nostro è stato un territorio fortunato dove Procura e forze di polizia lavorano in stretta sinergia di intenti e di braccia. E quindi la scelta che ha fatto il capo della Polizia è la scelta più giusta che potesse esserci proprio perché il nostro lavoro in un territorio come questo è ancora più difficile ed è meno evidente».
La sicurezza coinvolge tutti
Sul territorio lametino ha poi aggiunto: «Quello di Lamezia è sempre stato un territorio fortemente critico. Anche gli arresti degli ultimi anni, fino all'operazione Quinta Bolgia, non hanno intimorito la criminalità che ha cercato le nuove e leve per essere sempre presente. È un discorso di cultura. Per il questore «bisogna capire che la sicurezza non è un discorso solamente di divisa o di magistratura. È il risultato del lavoro di tutti gli attori che devono sentirsi protagonisti della sicurezza».
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