Calabria ancora senza piano Covid: il Governo lo boccia e chiede a Longo una nuova versione
VIDEO | Durante l'ultimo tavolo interministeriale, i dicasteri della Salute e dell'Economia hanno giudicato incompleto il programma operativo per la gestione dell’emergenza predisposto e inviato a Roma a inizio dicembre dal commissario ad acta (ASCOLTA L'AUDIO)
Ad oltre un anno dal dilagare della pandemia, la Calabria non ha ancora un programma operativo efficace per la gestione dell’emergenza Covid. Si tratta del documento reso celebre in tutta Italia dall’infelice intervista resa dall’ormai ex commissario ad acta, Saverio Cotticelli, - rimosso proprio in ragione della grave inadempienza – e richiesto a maggio dal Governo per limitare, appunto, la diffusione del contagio.
Rispedito al mittente
A cinque giorni dalla sua nomina, tuttavia, il successore, Guido Longo, si era affrettato a predisporlo e ad inviarlo a Roma, benché con la stessa velocità il ministero della Salute lo abbia poi rispedito al mittente chiedendo integrazioni e muovendo più di un rilievo. Le censure sono state mosse il 22 dicembre scorso nel corso dell'ultimo tavolo interministeriale che verifica lo stato di attuazione del piano di rientro. In quella occasione, intanto, il ministero della Salute e quello dell’Economia e delle Finanze hanno richiesto la predisposizione di appositi capitoli dedicati ai rapporti economico-finanziari con la Protezione Civile e il commissario straordinario per l’emergenza.
Spese in autonomia
All’indomani del dilagare della pandemia, infatti, tutti gli acquisti sono stati centralizzati e gestiti dall’ex commissario, Domenico Arcuri, e dalla Protezione civile nazionale che ha poi provveduto a distribuire i materiali richiesti alle regioni. Tuttavia, la Calabria ha proceduto ad effettuare spese in autonomia per 7 milioni e 800mila euro di cui già l’ex commissario Arcuri aveva chiesto conto alla Protezione civile regionale, sulla scorta della richiesta di rimborsi avanzata. Con una nota trasmessa nei mesi scorsi alla Regione, Arcuri aveva, infatti, censurato il ricorso ad acquisti in autonomia per materiali che avrebbe potuto direttamente consegnare la Protezione civile nazionale. E in attesa di rimborso restano, quindi, oltre 7 milioni di euro spesi dalla Regione.
Che fine hanno fatto le donazioni?
Da Roma, inoltre, si vuol veder chiaro sull’eventuale impiego di risorse provenienti dai fondi europei, che il programma operativo non menziona, e sulle modalità di uso delle numerose donazioni che pur le aziende sanitarie e ospedaliere calabresi hanno ricevuto nei mesi caldi dell’emergenza. La Regione, finora, non ha infatti ritenuto necessario rendere noto ai calabresi il destino di centinaia, se non migliaia, di donazioni ricevute gratuitamente dalle associazioni.
Il tracciamento, questo sconosciuto
Ma non sono, purtroppo, i soli rilievi mossi da Roma sul documento che dovrebbe fare da cornice organizzativa alla gestione dell’emergenza. La disamina è tanto approfondita quanto impietosa. Ad esempio, si passa in rassegna l’assistenza territoriale e si censura il programma operativo perché non descrive le modalità di potenziamento delle attività e del personale dei dipartimenti di Prevenzione delle aziende sanitarie provinciali. Una circostanza non secondaria dal momento che si tratta delle strutture deputate ad adottare le misure di identificazione e gestione dei contatti, il cosiddetto contract tracing che più di una volta è risultato inefficace in Calabria nel tracciamento dei contatti.
Assistenza territoriale
Parimenti, il documento non fornisce informazioni sulle modalità di potenziamento delle attività di assistenza domiciliare integrata per la gestione dei pazienti covid, sospetti covid e soggetti fragili. Si calcola, poi, un fabbisogno di 304 infermieri senza, tuttavia, spiegare se le assunzioni siano state effettivamente portate a compimento e con quali procedure di reclutamento. Lo stesso vale per il personale in forza alle Usca, di cui non si forniscono dati sulla effettiva assunzione e sull’attivazione degli assistenti sociali. Il programma non dà notizie nemmeno dell’assunzione di psicologi né della eventuale sperimentazione di modelli innovativi per fornire assistenza primaria.
Liste d'attesa infinite
E si arriva così all’assistenza ospedaliera. Da Roma si chiedono integrazioni sul piano operativo per il recupero delle liste d’attesa dal momento che non vi è traccia di alcuna tabella che riferisca l’eventuale impiego di unità di personale né di un rendiconto complessivo delle prestazioni aggiuntive autorizzate. Si tratta, nello specifico, delle ordinarie attività assistenziali sospese in quasi tutti gli ospedali al sopraggiungere dell’emergenza e per il rafforzamento delle quali il Governo ha stanziato risorse ma che in Calabria risultavano accantonate. Il ministero della Salute e il Mef evidenziano, ad esempio, che nel documento non si spiega se gli interventi siano stati pienamente realizzati o siano ancora da realizzarsi.
Documento incompleto
Sonora bocciatura per il programma operativo licenziato dal commissario ad acta, Guido Longo, ritenuto decisamente incompleto. I ministeri chiedono, quindi, che vengano apportate le necessarie integrazioni e il reinvio di una nuova versione aggiornata.