La percezione diffusa di un’escalation di tensioni sociali in città accende il dibattito pubblico. Aggressioni ai danni dei carabinieri, sassaiole da parte di gruppi di giovani, cittadini stranieri protagonisti di gesti indecorosi nei parchi pubblici: il quadro sembra allarmante. Ma lo è davvero? Il sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi non si sottrae alla riflessione. Parte da un’analisi più ampia, che tocca la trasformazione dei linguaggi e l’impatto della comunicazione digitale sull’equilibrio sociale. «Viviamo in una società particolarmente esasperata», osserva. Una condizione alimentata da un flusso costante di stimoli che giungono, anche positivamente, da strumenti ormai onnipresenti nella vita di tutti, come smartphone e social network. Ma accanto a questa cornice culturale e tecnologica, si affacciano anche episodi concreti. Come quello di alcuni adolescenti che, nei giorni scorsi, hanno lanciato pietre verso i veicoli. Il sindaco, pur definendo il gesto grave, invita a non esasperare i toni. 

«Non si tratta di un fenomeno nuovo né circoscritto all’epoca attuale. Sono accadimenti già noti, anche prima dell’era digitale». Il richiamo alla memoria è chiaro: anche negli anni passati si sono verificati episodi simili, senza il clamore mediatico che oggi accompagna ogni notizia. La differenza sta nella visibilità e nella velocità con cui l’informazione circola. «Si tratta di comportamenti gravi, da condannare, ma è necessario affrontarli nella giusta misura. Evitiamo di generalizzare».

Il sindaco di Corigliano Rossano Flavio Stasi interviene sui recenti episodi accaduti in città, tra cui sassaiole e aggressioni, chiedendo attenzione, equilibrio e senso civico.

Fermezza senza allarmismi

Una parte importante dell’azione pubblica è però già in moto. Le forze dell’ordine sono intervenute tempestivamente, individuando i responsabili e attivando le misure previste dalla normativa minorile. «Le istituzioni stanno facendo la loro parte, e con prontezza. Ma serve anche la consapevolezza collettiva che non ogni gesto isolato rappresenti una tendenza generale». L’amministratore ribadisce l’importanza di mantenere un approccio lucido. L’allarme è legittimo, ma va tenuto dentro i binari dell’equilibrio. «Non possiamo parlare di generazioni deviate. Sono singoli comportamenti, figli anche di emulazioni sbagliate. Reagire con fermezza sì, ma senza cadere nel panico». C’è spazio anche per una riflessione più ampia sul ruolo dei genitori. Una figura oggi messa a dura prova. 

«Fare il genitore è forse più difficile che amministrare una città. I ragazzi sono esposti a una quantità enorme di stimoli. Hanno accesso a tutto, nel palmo della mano, in una manciata di secondi». Una complessità educativa che genera disorientamento, e che impone alla società un nuovo sforzo di coesione. «Viviamo un tempo di forte individualismo. Questo crea disagio e amplifica certe situazioni. Serve una riflessione collettiva su come sostenere i giovani e accompagnarli, senza lasciarli soli». 

Il messaggio finale è chiaro: affrontare i problemi senza negarli, ma evitando letture sbilanciate. La ricetta? Responsabilità diffusa, senso civico e capacità di contestualizzare. In un mondo che corre, serve lucidità più che slogan.