L’imprenditore che sfidò il clan Mancuso e fece arrestare il boss: «Isolato da tutti»

Le denunce di Carmelo Zappia hanno portato in carcere Antonio Mancuso e il nipote. «Solo le forze dell’ordine mi sono state vicine ma dovevo farlo»

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di Redazione
24 luglio 2019
13:15
Un momento della conferenza stampa
Un momento della conferenza stampa

Incontro in Prefettura a Vibo Valentia fra il prefetto Francesco Zito e l’imprenditore di Nicotera Carmelo Zappia, che con le sue denunce ha permesso ai carabinieri della Compagnia di Tropea ed alla Dda di Catanzaro di portare alla luce alcuni tentativi di estorsione – aggravati dalla modalità mafiose – ad opera del boss della ‘ndrangheta Antonio Mancuso e del nipote Alfonso Cicerone. Un’operazione che vede indagate altre cinque persone a piede libero, nata dalle dichiarazioni di Carmelo Zappia, titolare di un negozio di arredamento e di un tabacchino a Nicotera.

 


All’incontro, fortemente voluto per dimostrare concreta vicinanza ad una vittima del clan Mancuso, erano presenti i vertici dei carabinieri, della polizia e della Guardia di finanza che hanno assicurato – unitamente alla Prefettura – piena protezione e vigilanza all’imprenditore ed alle sue attività commerciali. Sul fronte giudiziario, invece, dopo l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per l’81enne Antonio Mancuso ed il nipote 45enne Alfonso Cicerone, il gip del Tribunale di Vibo Valentia, Giulio De Gregorio, si è spogliato della competenza funzionale restituendo gli atti alla Dda di Catanzaro affinché ripresenti entro venti giorni al competente gip distrettuale la propria richiesta di emissione di una nuova ordinanza.

 

«È molto importante per me - ha affermato Carmelo Zappia - la vicinanza delle Istituzioni, visto che invece una parte della comunità mi ha isolato. Non sono stato però abbandonato dalle forze dell'ordine ed ora vedremo insieme alla mia famiglia, che mi è stata sempre vicina, di riprendere tutto come prima. Ad una certo punto di tutta questa vicenda, le minacce nei miei confronti erano divenute sempre più pressanti - ha aggiunto Zappia - e per questo mi sono rivolto alle forze dell'ordine non potendo più andare avanti per via delle continue richieste di denaro. Sono consapevole che sto sfidando uno dei clan più potenti, però bisognava farlo, anche se la paura c'è sempre. Qualcuno che prima veniva nei miei negozi, ora non si vede più ed è scomparso, mentre altri continuano a venire normalmente. C'è chi si esprime con mezze parole e chi ha paura di parlare. Sul piano economico - ha concluso Zappia - per via di questa vicenda siamo a terra, ma vedremo di riprenderci».

 

Nessun messaggio di vicinanza all'imprenditore - a parte quello dell'associazione Kreonte - è intanto giunto a Carmelo Zappia neanche dal Comune di Nicotera e dalla categoria dei commercianti e degli imprenditori vibonesi. Lontananza sottolineata con rammarico anche dal prefetto Francesco Zito.

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