Cassano contro la ’ndrangheta, il vescovo Savino al corteo di Libera: «No a chi vuole trasformarci in burattini»
VIDEO E FOTO | Alla manifestazione organizzata dall'associazione guidata da don Ciotti, dieci anni dopo l'uccisione del piccolo Cocò Campolongo, cittadini e rappresentanti istituzionali. Tra gli altri il prefetto di Cosenza: «Lo Stato è qui». E il sindaco Papasso: «Dobbiamo sottrarre la manovalanza alla criminalità»
No alla ‘ndrangheta, al malaffare innescando una nuova rivoluzione culturale. È questo il messaggio lanciato dai protagonisti della manifestazione organizzata da Libera a Cassano allo Ionio, a pochissimi giorni dal decimo anniversario di quel nefasto 16 gennaio 2014 in cui Cocò viene barbaramente ucciso e poi dato alle fiamme da mani criminali.
Tra quei protagonisti ci sono centinaia di giovani, studenti, tante associazioni, i sindacati, ma anche pezzi dello Stato e delle istituzioni che partecipano prima al corteo e intervengono dal palco, con le conclusioni di don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, l’associazione contro le mafie.
A Cassano si ritrova, insomma, la parte sana del territorio per manifestare pacificamente in corteo con l’obiettivo di sensibilizzare le coscienze a rialzare la testa e gridare a gran voce un convinto No alla sopraffazione della ‘ndrangheta.
Monsignor Savino: «Qui non abbiamo l’affermazione dei diritti fondamentali della persona»
Alla manifestazione presenzia e interviene anche il vescovo della diocesi di Cassano, monsignor Francesco Savino. «Il messaggio che parte da Cassano – dice – è quello alla mobilitazione, alla ribellione contro ogni potere malavitoso che si serve del territorio, che lo rende schiavo, soggiogato, suddito. Ma noi vogliamo inneggiare alla libertà, quando diciamo no a chi vuole trasformarci in burattini».
«Ci sono dei segni terribili lasciati sul territorio – ricorda il presule –. Partiamo dall’uccisione di Cocò. Con quella tragedia abbiamo raschiato il fondo. In quel momento è morta la ragione, la politica, l’umanità quando si uccide un bambino tutti noi ci sentiamo uccisi. C’è poi un’usura spaventosa che è la lavanderia a gettito industriale della criminalità. Qui c’è il caporalato, qui non abbiamo l’affermazione dei diritti fondamentali della persona. Ma c’è bisogno di fare rete perché da soli non possiamo farcela, senza cedere al pessimismo ed al fatalismo che sono oggi due virus che pervadono nella coscienza dei cittadini».
«Se noi diventiamo il popolo della legalità del “noi” sono convinto che filtreremo quel brodo in cui cresce sempre più il potere malavitoso. Ecco perché abbiamo coinvolto i bambini, i ragazzi, le scuole. Dobbiamo investire sempre di più in un progetto educativo ed in quella comunità educativa – termina monsignor Savino – che è la scuola e noi insieme a loro in maniera sussidiaria possiamo organizzarci in un popolo che dice basta ad ogni forma di complicità e contiguità».
Papasso: «Dobbiamo sottrarre la manovalanza alla criminalità»
Il sindaco di Cassano, Gianni Papasso, sempre sensibile a questi temi, nel ringraziare don Ciotti per la presenza, così come le forze dell’ordine e la magistratura per il lavoro quotidiano sul territorio sottolinea come ci sia bisogno anche di altro oltre che della repressione. «Per debellare la ‘ndrangheta e la criminalità organizzata – tuona Papasso – c’è bisogno di sottrarre manovalanza alla criminalità, c’è bisogno di dare respiro ai tanti ragazzi, alle scuole di Cassano, c’è bisogno che i nuovi talenti rimangano qui per inaugurare una rivoluzione culturale. Da Cassano oggi parte un grande appello per dire “no” alla ‘ndrangheta. Solo creando occupazione potremo sottrarre le nuove leve alla mafia ed eliminare questa cappa terribile che sta soffocando le nostre vite».
Ciaramella: «Lo Stato c’è e dà risposte al territorio»
Il prefetto di Cosenza, presente alla manifestazione con le maggiori cariche provinciali delle forze dell’ordine, mostra vicinanza. «Ai giovani – afferma Vittoria Ciaramella – dobbiamo dimostrare che lo Stato c’è, e noi siamo qui. Questa è una provincia difficile ma che ha tanta volontà e vuole liberarsi dalla cappa della ‘ndrangheta. In qualità di prefetto, delle forze dell’ordine e della magistratura vi assicuro la nostra vicinanza. Al di là delle parole, quel che conta è la presenza e noi abbiamo bisogno di tutti voi, dei cittadini e dei ragazzi». Il prefetto di Cosenza invita a ricordare le parole di Giovanni Falcone, che invitava «ognuno di noi a fare la nostra parte».
«Stiamo offrendo tante risposte al territorio e giornate come queste danno un senso a quello che noi facciamo e dovremo fare, soprattutto a dieci anni di distanza dalla morte di Cocò. Cocò era un bambino innocente – conclude il prefetto Ciaramella – e quando si arriva a toccare i bambini significa che si è raggiunto il livello più basso della dignità umana».