Centro Covid a Villa Bianca, ancora nulla di fatto e i danni superano i tentativi di riqualificazione

VIDEO | Durante l’ultimo sopralluogo nell'ex sede del policlinico di Catanzaro, il presidente ff Nino Spirlì aveva annunciato l’avvio dei primi ricoveri entro 15 giorni. Le stanze però sono spoglie e le verifiche sugli impianti di riscaldamento hanno provocato allagamenti (ASCOLTA L'AUDIO)

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di Luana  Costa
7 febbraio 2021
09:28

Gli appuntamenti mancati, questa volta, salgono a tre. E villa Bianca rischia davvero di trasformarsi in una maledizione per il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì. Ci aveva provato la prima volta nel novembre scorso a convertire la struttura in un centro Covid; contemplata nell'ordinanza numero 85 che ne ordinava «la riqualificazione ed adeguamento per la realizzazione di cento posti letto dedicati» la direttiva è però rimasta solo sulla carta durante la seconda ondata pandemica. Ci aveva poi pensato il responsabile della Protezione civile regionale, Fortunato Varone, a fornire una nuova data sul ripristino della struttura da destinare alla cura dei pazienti infetti: il 31 dicembre.

Appuntamenti mancati

Ma dopo neppure un mese dall'appuntamento mancato il presidente ci riprova, fornendo una nuova data. L'ultimo annuncio, in ordine di tempo, sul destino di villa Bianca viene consegnato ai calabresi attraverso la sua pagina facebook. È il 22 gennaio - alle 15.46 - quando Nino Spirlì termina l'ultimo sopralluogo all'interno della ex sede del policlinico universitario, che oggi ospita ambulatori. Dall'esterno dell'edificio rilancia il progetto di trasformazione in centro Covid: «Villa Bianca tra dieci, quindici giorni sarà già in grado di ricevere gli eventuali primi ricoverati». Intanto dagli iniziali cento posti letto, il progetto viene rivisto al ribasso ma trascorsi i fatidici quindici giorni neppure di quelli vi è ancora traccia, così come degli «eventuali» ricoverati annunciati durante l'ultima diretta facebook. 


Gli abitanti del quinto piano

Il quinto piano, dove dovrebbero essere allestiti i primi quaranta posti letto, al momento è abitato solo da colombe e dai resti della loro abituale permanenza: cumuli di deiezioni ammassate sui balconi. Di pazienti Covid neppure l'ombra. «Nella prossima settimana - preconizzava Spirlì il 22 gennaio scorso - saranno messi a disposizione i lettini, le brande, i materassi i mobili per ammobiliare le stanzette». In un paio di stanze si scorgono letti accatastati - ma privi di materassi - e mobilia. Molte altre ancora vuote. Insomma, nulla lascia presagire l'imminente arrivo di degenti affetti da Covid e da gravi crisi respiratorie. «Grazie alla fattiva collaborazione della Protezione civile - rendeva merito nella diretta - che ha riportato al funzionamento sia gli impianti di ossigeno sia gli impianti di riscaldamento». 

Quelle verifiche pericolose

Queste, in effetti, sono le uniche attività portate a termine per ora al quinto piano dell'edificio che dovrebbe ospitare le degenze Covid, ma che hanno provocato notevoli danni ad una struttura concepita nella metà degli anni Settanta. Ad esempio, al termine delle verifiche realizzate sugli impianti di riscaldamento si sono verificati allagamenti nei piani sottostanti, che ospitano ambulatori e che quotidianamento svolgono servizi per i cittadini. In un caso a subìre danneggiamenti sono state le condutture, in un altro ancora il reparto di Cardiologia Riabilitativa collocata al secondo piano in cui è iniziato a piovere acqua dal soffitto. Prima ancora di poter adeguare la struttura, si è così dovuti intervenire a riparare i danni prodotti.

Giornalista
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