Dietro agli ultimi episodi incresciosi potrebbe esserci l’ombra della ‘ndrangheta. Se così fosse, sarebbero due i fatti che potrebbero aver scatenato la rabbia della malavita: ecco quali
Tutti gli articoli di Cronaca
A Cetraro, dopo un breve periodo di calma, la criminalità locale si riorganizza e punta dritto al potere che sembrava aver perso. Non c'è altra lettura nei fatti che negli ultimi giorni stanno scuotendo la città per l'ennesima volta. Il 27 maggio scorso, appena ventiquattro ore dopo l'elezione del nuovo sindaco, Giuseppe Aieta, due sicari a bordo di uno Tmax hanno freddato Pino Corallo, meccanico 59enne che, dopo un passato turbolento e aver scontato una condanna per traffico di stupefacenti, aveva deciso di intraprendere un percorso di redenzione; ieri sera altri delinquenti avrebbero cosparso di liquido infiammabile il parco che ospita i mezzi della ditta Ecologia Oggi, deputata alla raccolta dei rifiuti, e hanno appiccato il fuoco. Risultato: mezzi distrutti e cittadini catapultati fuori dalle loro case per scongiurare un'intossicazione. Non si è registrato alcun ferito per fortuna, ma restano le immagini apocalittiche di quella che è stata un'intimidazione in piena regola.
L'ombra della 'ndrangheta
Le indagini per i due episodi sono ovviamente in corso e non se ne conoscono ancora gli esiti, ma la decisione della procura di Paola di trasferire gli atti dell'omicidio Corallo alla Dda di Catanzaro, non lascia spazio a interpretazioni: dietro c'è l'ombra delle cosche di 'ndrangheta, le stesse che lo Stato, dopo una memorabile operazione giudiziaria del 2016, denominata Frontiera, sembrava aver in qualche modo sgominato. E se di 'ndrangheta si tratta, le vicende sembrano avere un filo conduttore.
Anni di fuoco
Potrebbe non essere un caso, infatti, che i drammatici episodi si siano registrati negli stessi giorni in cui lo Stato ha provato a mettere per sempre la parola fine all'egemonia dei Muto, storico clan che a Cetraro ha la sua Roccaforte dagli anni Ottanta.
Ma facciamo un passo indietro. La mattina del 19 luglio 2016, per rendere meno doloroso il ricordo delle stragi di via D'Amelio, lo Stato ammanetta Franco Muto, meglio conosciuto come "Re del pesce", indicato dalla magistratura come boss dell'omonima cosca di 'ndrangheta. Insieme a lui finiscono in carcere numerosi parenti, la moglie Angelina Corsanto, tre dei loro cinque figli, il genero ed altri soggetti ritenuti sodali. Per lo Stato è un pesante colpo inferto alla criminalità organizzata. Il boss Franco Muto viene condannato in via definitiva a 20 anni di carcere e costretto al regime del 41 bis, il cosiddetto "carcere duro". Ma non ci rimane per molto tempo. Presunti gravi problemi di salute riportano il boss nell'abitazione cetrarese; poi il boss torna ancora dietro le sbarre e, infine, viene mandato definitivamente a casa ad espiare la pena in regime di detenzione domiciliare.
Nel frattempo, le nuove leve scalpitano, soprattutto per incoronare il successore. A Cetraro pistole, fucili e kalashnikov circolano come moneta, di tasca in tasca. A niente valgono i tentativi della magistratura e delle forze dell'ordine di arginare il fenomeno della criminalità con perquisizione e arresti. A Cetraro, gli 'ndranghetisti si moltiplicano come le cellule maligne di un cancro. E dopo qualche anno di pax, si torna a sparare. Si spara contro l'auto di un maresciallo, contro chi commette uno sgarro, contro un uomo fermo a una stazione di servizi, poi, per far capire chi comanda, si commette un omicidio davanti a una pizzeria in piena attività, a meno di trecento metri dal posto in cui era in corso un'operazione "Alto impatto" delle forze dell'ordine. Alessandro Cataldo, 46 anni, rimane esanime sull’asfalto. Una smacco allo Stato, uno schiaffo a mano aperta che brucia come una fiamma.
Il nuovo omicidio
Lo scorso 26 maggio la città rielegge per la terza volta Giuseppe Aieta, un sindaco che nei primi due mandati aveva apertamente dichiarato guerra alla 'ndrangheta e alzato il velo sulla questione del porto, principale luogo di affari della cosca Muto, se escludiamo il traffico di stupefacenti. La festa di Aieta dura poco: meno di ventiquattro ore dopo, due sicari smorzano l'entusiasmo con una scarica di colpi che uccide Pino Corallo. Né la data né il posto sono casuali: Corallo viveva in una contrada poco distante dal luogo del delitto e i sicari avrebbero potuto attenderlo lì, invece lo hanno fatto di giorno, erano circa le 18, in un'area a ridosso della trafficatissima ss18, affinché tutti potessero vedere. Se qualcosa fosse andato storto, ci avrebbe rimesso la vita anche qualche ignaro passante. Il messaggio è chiaro: noi siamo vivi e vegeti e nessuno può fermarci, né lo Stato né Aieta e la sua consiliatura antindrangneta.
L'acquisizione dei beni e la nuova caserma
Nei giorni scorsi sono accaduti due fatti che potrebbero aver ulteriormente toccato i nervi scoperti degli 'ndranghetisti o aspiranti tali. La prima è la partecipazione del Comune di Cetraro alla manifestazione di interesse per l'acquisizione di numerosi immobili confiscati riconducibili al boss Franco Muto. Tra questi, l'imponente struttura a ridosso della ss18, la casa in cui il boss ha trascorso la detenzione domiciliare, ha controllato il territorio per quarant'anni e dettato legge, sostituendosi, molte volte, allo Stato. «Finché c'è lui - diceva un pescatore in un'inchiesta giornalistica del 2013 - si sta tutti bene». Ora è arrivato lo sfratto esecutivo e il simbolo del potere, dell'egemonia 'ndranghetista, potrebbe ben presto passare nelle mani del Comune. La pratica dovrà essere portata avanti proprio dal neo sindaco Giuseppe Aieta e dalla sua squadra di lavoro.
C'è poi un altro fatto che innervosisce i malviventi. La pratica di acquisto della nuova caserma dei carabinieri, una struttura pronta da almeno un decennio e mai entrata in funzione per i soliti cavilli burocratici che si mettono di traverso, è alle battute finali. Appena quattro giorni fa, i responsabili della Provincia di Cosenza, presieduta da Rosaria Succurro, hanno avuto un incontro con la società costruttrice per definire la compravendita dell'immobile, circostanza con cui finalmente la comunità potrebbe accogliere la nuova compagnia dei Carabinieri, a supporto della stazione già esistente. Questo significherebbe più forze dell'ordine, più deleghe di indagini, più carabinieri sulle tracce dei delinquenti. Un “torto” alla delinquenza locale, che sta agitando gli animi più del previsto.
Le parole di Aieta
Il sindaco Giuseppe Aieta in mattinata ha pubblicato un video sulla pagina Facebook del Comune, per chiedere ai cittadini di continuare a credere nella giustizia ma, soprattutto, per chiedere alle istituzioni che il "caso Cetraro" venga attenzionato a livello nazionale. «Io sono sconfortato, scoraggiato - ha detto il primo cittadino, visibilmente provato -, ma ho il dovere di provarci. Ai cittadini non chiediamo di fare gli eroi, ma soltanto di rispettare le regole. Dobbiamo necessariamente ricostruire l'immagine di questa città e io sono qui per questo. Quando non mi sarà più data la possibilità di farlo, non ci metterò più di un secondo a lasciare questo posto, perché ho la necessità di essere rassicurato di poter svolgere il mio compito con tranquillità e serenità, in modo che io possa dare speranza ai cittadini».