Le accuse della Dda

I contatti con i colombiani e i 200 chili di cocaina spostati in un colpo solo. Chi è “Kojak”, il latitante catturato a Santo Domingo

Il profilo del narcotrafficante Leonardo Ferro alla luce dell’inchiesta Molo-13. La partenza della droga dal Sudamerica, il progetto di recupero a Livorno e il temporale che rovinò i piani

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di Alessia Truzzolillo
25 gennaio 2024
17:43

Leonardo Ferro, detto “Kojak”, reggino di 39 anni, è stato tratto in arresto questa mattina a Santiago de Los Caballeros, nella Repubblica Dominicana. Era ricercato da tre procure: quella di Firenze, di Reggio Calabria e di Catanzaro. L’accusa è quella di essere un narcotrafficante internazionale.
Di lui, in particolare, parlano due inchieste condotte in parallelo dalla Dda di Catanzaro e da quella di Firenze. Si chiamano “Molo 13” e l’operazione è stata condotta a marzo 2021.
Operazione alla quale Kojak, soprannominato anche Riggitano è sfuggito anche grazie al fatto che non si trovava in Italia.
“Molo 13” è una grossa inchiesta sul traffico internazionale di stupefacenti messo in atto dalla cosca Gallace di Guardavalle – con basi attive anche a Nettuno, Anzio e Arluno – che vede Ferro accusato di essere l’intermediario con i venditori colombiani per conto degli acquirenti italiani. Ferro, inoltre, raccontano gli inquirenti toscani, avrebbe curato la presenza in Italia dell’emissario dei venditori, tale Pablo Alexander Henriques al quale avrebbe fornito supporto logistico.
L’inchiesta calabrese punta prevalentemente sulla casa madre dei Gallace a Guardavalle, luogo di radicamento della cosa e «base direzionale» delle operazioni di narcotraffico che si irradiavano poi su tutto il territorio nazionale.

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L’approvvigionamento avveniva in Sudamerica (Colombia e Brasile), Europa (Spagna, Olanda, Inghilterra e Slovenia), Nuova Zelanda e Australia.
Leonardo Ferro avrebbe coordinato le operazioni di spedizione di 200 chili di cocaina dalla Colombia trasportata all’interno di un container nella motonave “Fleur N”. Ad aprile 2017 Kojak si era recato a Medellin «al fine dì perfezionare gli accordi per la spedizione»
La coca sarebbe stata ordinata da un soggetto residente in Spagna, Mario Palamara, 54 anni, di Melito Porto Salvo (condannato a luglio a 6 anni e 8 mesi di reclusione), e doveva arrivare nel porto di Livorno.
L’accordo, racconta la Dda di Catanzaro, era quello di abbandonare la cocaina nelle acque antistanti il porto toscano e recuperarla in seguito.
Leonardo Ferro aveva indicato al marinaio il punto nel quale gettare la droga ma a causa di un temporale la corrente aveva trascinato via la coca. La spedizione di recupero alla quale partecipò lo stesso Ferro, non andò a buon fine. Di cocaina, siamo a maggio 2017, i narcos riusciranno a recuperarne 150 chili sulla spiaggia adiacente al porto di Livorno, dove le onde l’avevano portata.


La tempesta perfetta

Era stato Leonardo a Ferro a curare le operazioni di spedizione, ad assicurarsi che la “bianca” venisse nascosta in apposito borsoni (dotati di boe e radiotrasmittenti per un veloce recupero) e a sovrintendere anche al trasporto a bordo della motonave. Tutte queste operazioni Ferro le avrebbe condotte in concorso con Francesco Riitano, 43 anni, di Guardavalle. Riitano, a luglio scorso è stato condannato dal gup del Tribunale di Catanzaro Antonella De Simone a 21 anni, 6 mesi e 10 giorni di reclusione. Per la posizione di Leonardo Ferro, nel corso dell’udienza preliminare, si era deciso di non procedere a causa della sua irreperibilità.
In conseguenza del suo arresto il procedimento nei suoi confronti potrà ora riprendere.

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