Coltivazione di marijuana, condannati quattro giovani di Taurianova

Agli imputati contestati anche i reati di furto di energia elettrica e uccisione di animali. Secondo l'accusa avrebbero ucciso 13 galline per coprire l'odore della canapa

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16 dicembre 2020
11:22

Nei giorni scorsi, sono stati condannati dal gup del tribunale di Palmi, Francesco Petrone, quattro taurianovesi accusati di coltivazione di marijuana. Si tratta di Carmelo Avati, 29 anni, Paolo Monterosso, 31, Giuseppe Sicari, 27 e Giuseppe Startari, 33 anni. Il giudice per l'udienza preliminare ha accolto la richiesta di condanna formulata dal pubblico ministero Davide Luccisano.

 


Tutti gli imputati sono stati condannati a 5 anni e quattro mesi di reclusione. I condannati, nel luglio 2019, erano stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Taurianova, insieme ai “Cacciatori” dello Squadrone Eliportato di Vibo Valentia, per coltivazione di sostanze stupefacenti, poiché sorpresi a coltivare 3200 piante di canapa indiana di altezza variabile tra 50 e 150 centimetri, in località Querce di Cittanova.

 


Dura condanna nonostante le diminuzioni di pena del rito abbreviato per i giovani taurianovesi, che sono stati portati in giudizio sia per il reato di coltivazione di sostanza stupefacente del tipo cannabis, aggravato dalla ingente quantità, sia per il reato di furto aggravato di energia elettrica e di acqua.

 

I quattro, infatti, come accertato dagli accertamenti successivi, avevano realizzato un allaccio abusivo alla rete elettrica pubblica al fine di asportare l’energia necessaria alla strumentazione di irrigazione delle piante ed alla rete idrica comunale, sottraendo un’ingente quantità di acqua proprio per la coltivazione e crescita delle piante.

 

Contestato inoltre, agli imputati, dal pm Davide Lucisano anche il reato di uccisione di animali, in quanto, per crudeltà e senza necessità, avevano causato la morte di 13 galline, le cui carcasse erano state appese con lo scopo di nascondere gli odori provenienti dalla piantagione.

 

Un primo rilevante giudizio che, soprattutto, ha riconosciuto l’aggravante della ingente quantità per la coltivazione di oltre tremila piante di marijuana, consentendo una sentenza di condanna molto severa.

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