Umberto Aguglia, professore ordinario di Neurologia, dovrà versare la somma all’ateneo di Catanzaro per aver esercitato attività extra istituzionale tra il 2013 e il 2018 secondo la Corte dei conti calabrese
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Una stangata in piena regola, quasi 400mila euro (392mila per l’esattezza), per un ex docente dell’Università Magna Graecia. Umberto Aguglia è stato condannato dalla sezione calabrese della Corte dei conti al pagamento dell’intera somma più le spese del giudizio in favore dell’ateneo di Catanzaro. Il motivo? Un presunto danno erariale dovuto al fatto che il professore ordinario di Neurologia originario di Reggio Calabria, «avrebbe svolto, senza autorizzazione, attività professionale extra istituzionale incompatibile con il proprio impegno lavorativo di docente a tempo pieno». I fatti, contenuti in una segnalazione della Guardia di finanza ricevuta dai magistrati contabili il 26 giugno 2020, sarebbero riferiti a visite specialistiche effettuate dal 2013 al 2018 nello studio privato del professionista.
Per il pubblico ministero contabile «lo svolgimento di attività medico libero-professionale, consistente nel porre in essere visite specialistiche presso uno studio medico privato (come provato dai registri iva e dalle ricevute fiscali), sia attività assolutamente incompatibile con l’impegno di Professore ordinario in regime di tempo pieno presso un’Università pubblica».
La difesa del docente
Aguglia, attraverso la sua difesa, ha sostenuto di aver sempre operato nel rispetto delle regole. Il docente ha ricordato di essere direttore del Centro regionale epilessie dell’Azienda ospedaliera “Bianchi – Melacrino Morelli” di Reggio Calabria, in convenzione con l’università. Per la difesa, ciò avrebbe autorizzato un «rapporto non esclusivo ad orario unico», consentendo l’attività libero-professionale.
Inoltre, Aguglia ha sottolineato di aver comunicato annualmente all’ateneo i redditi percepiti e di non aver mai percepito l’indennità di esclusiva. Ha contestato, infine, l’esistenza di dolo o occultamento del danno, ritenendo la sua condotta legittima.
La motivazione della Corte dei conti
La Corte, invece, ha evidenziato che «in carenza di espressa autorizzazione, il convenuto ha svolto illecitamente l’attività libero-professionale extra muraria in danno dell’ateneo, integrando la fattispecie di illecito erariale». La condotta, ripetuta per cinque anni, è stata ritenuta dolosa: Aguglia avrebbe agito «per realizzare il suo esclusivo interesse economico in palese contrasto con lo status di docente universitario a tempo pieno».
Secondo il Collegio, i compensi percepiti indebitamente devono essere versati all’Università per incrementare il fondo di produttività, ai sensi dell’art. 53 del d.lgs. n. 165/2001.
Per la Corte il docente era consapevole
La sentenza sottolinea la consapevolezza del docente riguardo alla normativa, dimostrata dal fatto che Aguglia aveva richiesto più volte l’autorizzazione all’università per svolgere alcune attività retribuibili e, a seguito dell’indagine della Guardia di finanza, è stato riclassificato come professore ordinario a tempo definito con decreto rettorale del 28 settembre 2020.

