Il velivolo si sarebbe fermato per un guasto tecnico: gli apparecchi sono stati recuperati dagli agenti della Polizia penitenziaria. Altri controlli hanno svelato la presenza di uno smartphone in cella
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Due episodi nel giro di 24 ore. Il carcere di Corigliano Rossano torna sotto i riflettori per tentativi di introduzione illecita di telefoni cellulari. Domenica scorsa, un drone ha cercato di far entrare all’interno dell’istituto penitenziario oltre venti dispositivi. Non è riuscito però a completare la missione: a quanto pare per un problema tecnico.
Il velivolo si è fermato nei pressi della portineria, lasciando cadere un secchiello contenente i telefoni, prontamente recuperati dagli agenti di polizia penitenziaria. Nemmeno il tempo di tirare il fiato che ieri, all’interno della stessa struttura, gli agenti hanno individuato un contenitore con dentro uno smartphone. Anche questo episodio è al vaglio delle autorità. L’episodio conferma una tendenza già segnalata da tempo: l’uso crescente di droni per far arrivare oggetti proibiti nelle carceri. Un sistema sempre più diffuso per bypassare controlli e restrizioni, con evidenti rischi per la sicurezza dell’istituto e per l’ordine interno.
Durante e Ciccone (Sappe): «Gli istituti penitenziari vanno schermati»
Il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, interviene con i toni della preoccupazione. Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto, e Francesco Ciccone, segretario regionale, mettono in evidenza l’urgenza di interventi strutturali: «È sempre più impellente la necessità di schermare gli istituti penitenziari, in modo da rendere inutilizzabili i telefoni cellulari che illegalmente entrano nelle carceri». Secondo i rappresentanti del sindacato, la norma introdotta nel codice penale per punire l’introduzione dei dispositivi non ha raggiunto gli obiettivi: «Non ha sortito gli effetti sperati né in termini di deterrenza né sul piano della prevenzione generale». Nonostante tutto, resta l’impegno costante del personale di polizia penitenziaria, spesso costretto a lavorare in condizioni difficili e con risorse limitate. «Ai colleghi che operano con pochi mezzi e scarse risorse, anche umane, vanno i nostri complimenti per la costante attività a tutela della legalità e della sicurezza», aggiungono Durante e Ciccone. Il carcere di Rossano, come molte strutture penitenziarie italiane, è da tempo al centro di segnalazioni che riguardano non solo la sicurezza interna, ma anche la gestione delle presenze, la carenza di personale e l’adeguatezza delle dotazioni. Episodi come questi alzano l’asticella dell’allarme e rilanciano la richiesta di misure concrete e immediate.