Nel primo caso la misura cautelare arriva dopo un lungo periodo di maltrattamenti e persecuzioni, nel secondo invece un’escalation di comportamenti aggressivi ha trasformato la vita quotidiana in un incubo
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Carabinieri
Non poteva uscire, non poteva incontrare nessuno. Nemmeno affacciarsi al balcone. Una donna di Corigliano Calabro ha vissuto così per anni, ostaggio del marito. Un’esistenza fatta di divieti, insulti e sospetti. Ogni occasione era buona per scatenare urla, offese, litigi, anche davanti ai figli. La paura di essere accusata di “scappare” la spingeva persino a non accompagnare i bambini dai medici.
Quando ha deciso di mettere fine all’incubo, le minacce non si sono fermate. Anzi. Sono diventate persecuzioni: messaggi continui, presenze non gradite, comportamenti ossessivi. Per l’uomo è scattata una misura cautelare: divieto di avvicinamento e braccialetto elettronico.
Nel secondo caso, il conflitto è nato tra vicini di casa. Un’escalation di comportamenti aggressivi ha trasformato la vita quotidiana in un incubo. La vittima, stanca di subire, ha raccontato tutto. Le intimidazioni coinvolgevano anche i familiari. Per l’aggressore, sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Le due misure, eseguite dai Carabinieri della Stazione di Corigliano Calabro con il coordinamento della Procura di Castrovillari, accendono ancora una volta i riflettori su episodi che si consumano nel silenzio e che spesso colpiscono chi non ha difese. Chiude le porte, ma non è al sicuro.