Diventa definitiva la condanna per corruzione elettorale nei confronti dell’ex presidente del Consiglio regionale della Calabria ed ex assessore al Bilancio Francesco Talarico (condannato in appello a un anno e quattro mesi, pena sospesa). Lo ha stabilito la sesta sezione della Corte di Cassazione che ha annullato con rinvio la sentenza nei confronti del politico calabrese limitatamente alla statuizioni civili. Per il resto gli ermellini hanno rigettato il ricorso presentato da Talarico.
Stessa sorte per Antonino Pirrello, titolare della “Poliservice” un’impresa di pulizie che opera in Calabria, che avrebbe agito in concorso con Talarico. Per lui diventa definiva la condanna a un anno inflitta in appello e si torna davanti a un nuovo collegio per le statuizioni civili.

C’è dunque il sigillo della Suprema Corte sul rito abbreviato del procedimento denominato Basso Profilo che nel 2021, quando scattò l’operazione, portò agli arresti domiciliari per Talarico. L’ex presidente del Consiglio regionale venne condannato in primo grado a cinque anni di reclusione per voto di scambio politico mafioso alle elezioni politiche del 2018, quando era stato candidato nel collegio uninominale di Reggio Calabria.
La pena era stata ridotta a un anno e quattro mesi in appello – in questa sede il pm Paolo Sirleo aveva invocato una condanna a sei anni e otto mesi – e il reato riqualificato in corruzione elettorale semplice.
I giudici d’appello non riconobbero le circostanze attenuanti generiche in favore degli imputati «considerando il grave svilimento della funzione politica e il mercimonio del consenso elettorale».
Tuttavia non riconobbero neanche l’aggravante mafiosa poiché i soggetti coinvolti nella raccolta di voti per Talarico – Antonio Gallo, Natale Errigo, Antonino Pirrello – non avevano per il politico «una fama criminale riconosciuta». Non resta, ora, che aspettare le motivazioni della Corte di Cassazione.

Basso profilo, tutti i verdetti della Cassazione

La Suprema Corte ha, inoltre, annullato con rinvio la sentenza nei riguardi di Carmine Falcone (14 anni) limitatamente all’aggravante mafiosa del reato di associazione per delinquere. Nuovo processo d’appello anche per Giuseppe Bonofiglio (tre anni e un mese in appello) ed Eugenia Curcio (assolta in appello) per quanto riguarda l’accusa di trasferimento fraudolento di valori. Annullata senza rinvio la sentenza nei confronti di Giuseppe Truglia al quale viene riconosciuto il beneficio della non menzione della condanna. Per il resto viene rigettato il ricorso di Truglia che ha una condanna definitiva a un anno e quattro mesi.

Rigettato il ricorso di Pino Volpe (due anni). Dichiarati inammissibili i ricorsi di Luigi Alecce (tre anni e sei mesi), Concetta Di Noia (cinque anni, sette mesi e 23 giorni), Giuseppe Mangone (due anni e un mese) e Tommaso Rosa (otto anni, dieci mesi e dieci giorni). Riconosciuta la rifusione delle spese per le parti civili costituite dal Comune di Cutro, la Provincia di Catanzaro, il Comune di Catanzaro, Banca Intesa San Paolo, la Regione Calabria, il ministero dell’Interno e la Presidenza del Consiglio dei ministri.