Cosenza, da albergo di lusso a rifugio per i senzatetto (FOTO)
Prima settimana di occupazione dell'Hotel Centrale per il comitato Prendocasa. Gli ospiti sono in parte famiglie sotto sfratto
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Ci sono anche alcuni bambini e due donne in stato di gravidanza tra le persone, una settantina circa, che il trenta dicembre scorso hanno occupato a Cosenza lo stabile dell’Hotel Centrale. L’albergo era di proprietà di Mimmo Barile. Si tratta di un edificio importante, nel cuore della città, ristrutturato con fondi pubblici e poi rimasto tristemente chiuso in seguito alle note vicende giudiziarie dell’ex consigliere regionale, condannato a quattro anni di reclusione per aver sottratto mezzo milione di euro dalla Fondazione Field, ente in house della regione Calabria di cui era presidente.
Struttura ricettiva chiusa e aste fallimentari deserte
Affidata ad un custode giudiziario la struttura ricettiva è rimasta chiusa in attesa della vendita all’incanto. Tre aste però, sono andate deserte e la quotazione in questa fase è scesa da sei milioni a due milioni e mezzo di euro. L’interno nel frattempo è stato parzialmente depredato degli impianti, ma nel complesso i locali si sono conservati in buono stato. Il gruppo dei senza tetto, coordinati dal comitato Prendocasa, ha trovato una sistemazione nelle varie camere ancora attrezzate di reti e materassi. Manca l’acqua, ma c’è la corrente elettrica.
Tante famiglie alla ricerca di un riparo
Gli ospiti, prevalentemente stranieri, sono in parte famiglie sotto sfratto che non hanno i mezzi economici per permettersi un affitto, altri vivevano per strada arrangiandosi in rifugi di fortuna. I volontari ricevono quotidianamente richieste di un alloggio provenienti da quelle tante sacche di emarginazione nascoste nell’oscurità della notte. Uomini e donne dal passato travagliato e dal futuro incerto, che tirano a campare senza mai intravedere una prospettiva di vita dignitosa. Lo stabile Aterp di Via Savoia occupato ormai da più di un anno, è ormai saturo. L’Hotel Centrale ha consentito di ampliare la platea degli spazi disponibili in questo circuito dell’accoglienza in bilico tra la solidarietà e l’illegalità.
Salvatore Bruno
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