Covid, a Cosenza la sfida dei monoclonali: «Blocchiamo l'infezione sul nascere»

VIDEO | Intervista al dirigente dell'unità di malattie infettive dell'Azienda ospedaliera, Antonio Mastroianni: «Con la somministrazione degli anticorpi mettiamo l'organismo in condizione di difendersi»

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di Salvatore Bruno
27 aprile 2021
14:18
L’ambulatorio di malattie infettive di Cosenza e, nel riquadro, il primario Antonio Mastroianni
L’ambulatorio di malattie infettive di Cosenza e, nel riquadro, il primario Antonio Mastroianni

Il trattamento consiste nel somministrare ai pazienti positivi al Covid, immunoglobuline prodotte in laboratorio, ottenute da cloni di linfociti B e specializzate nel bloccare la penetrazione del coronavirus nelle cellule, così da arrestarne la diffusione nell'organismo e da annullarne la carica virale. In sostanza si producono anticorpi in vitro capaci di riconoscere e bloccare l'agente infettivo causa della Sars-Cov-2.

Guardie armate a protezione delle cellule

Trasfuse in soggetti contagiati, ma asintomatici o paucisintomatici, queste proteine sono in grado di riconoscere e combattere il coronavirus, riducendo il rischio che l'infezione possa degenerare in malattia grave o addirittura fatale. All'Annunziata di Cosenza la sperimentazione della cura è in pieno svolgimento: le infusioni vengono praticate negli ambulatori di pneumologia, unità diretta da Albino Petrone, e malattie infettive, sotto la guida di Antonio Mastroianni.


Day Hospital

Il trattamento è di breve durata e si somministra in Day Hospital. Il preparato infusionale viene allestito in ambienti sterili della farmacia ospedaliera e poi trasfuso per via endovenosa. Infine, dopo una osservazione necessaria per contrastare eventuali reazioni allergiche, si può rientrare a casa. Il reclutamento dei soggetti eleggibili avviene in collaborazione con le Usca e i medici di base, secondo un rigido protocollo.

Chi può sottoporsi al trattamento

I pazienti candidabili sono i soggetti di età superiore ai 12 anni, positivi, non ospedalizzati per Covid-19, non in ossigenoterapia, con sintomi di grado lieve-moderato di recente insorgenza, e comunque da non oltre 10 giorni, e presenza di almeno uno dei fattori di rischio, vale a dire obesità, malattia renale cronica, diabete non controllato, immunodeficienze primitive o secondarie, malattia cardio-cerebrovascolare, malattie respiratorie croniche.

Ridurre i casi gravi

«Si tratta di un processo di immunizzazione passiva: gli anticorpi sono le proteine che ci proteggono dallo stimolo infettivo. Nella fase precoce della malattia mettiamo l'organismo in condizione di difendersi - spiega il primario di malattie infettive dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza Antonio Mastroianni - L'obiettivo è quello di ridurre i casi gravi, bisognosi di cure ospedaliere. I primi risultati sono riscontrabili a distanza di pochi giorni dal trattamento, ma una più compiuta ed adeguata verifica dell'efficacia necessita di tempi più prolungati, di almeno tre-quattro settimane». Ecco l'intervista rilasciata dal dirigente medico.

Giornalista
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