Covid e cure domiciliari: dalla vigile attesa all'impiego di cortisone e antibiotici

VIDEO | Le linee guida dell'Aifa prescrivono un monitoraggio dell'evoluzione del quadro clinico dei positivi asintomatici o paucisintomatici prima di somministrare trattamenti farmacologici. Se la saturazione scende necessario il ricovero in ospedale

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di Salvatore Bruno
7 maggio 2021
14:06

Le vendite di azitromicina nelle farmacie nostrane sono schizzate alle stelle. L'antibatterico delle basse vie respiratorie viene spesso prescritto come terapia difensiva per i positivi al coronavirus sintomatici o paucisintomatici, insieme ai cortisonici impiegati in qualità di anti-infiammatori. Anche in contraddizione rispetto all'orientamento indicato dall'Aifa, l'Agenzia Italiana del Farmaco, secondo la quale, nessun trattamento deve essere somministrato fino al conclamarsi della malattia.

No alle cure empiriche

La questione non è di poco conto. Secondo l'ultimo bollettino ufficiale, in provincia di Cosenza i positivi in isolamento domiciliare sono più di settemila. E sono confusi su quali comportamenti adottare per non rischiare un peggioramento delle proprie condizioni. «Il monitoraggio costante di chi si trova in quarantena a casa è un aspetto di estrema rilevanza - spiega Lorenzo Isabello, medico in servizio nelle Usca dell'Asp di Cosenza, impegnato nelle visite a casa di soggetti con coronavirus - La linea è quella di evitare l'uso di antibiotici in maniera empirica, ovvero sulla base di precedenti esperienze o di una ipotesi clinica in assenza di informazioni più complete sullo stato di salute del paziente».


La saturazione sotto controllo

Nel contesto della vigile attesa, ci sono alcuni parametri da tenere sotto rigido controllo. La saturazione soprattutto. Si tratta del grado di ossigenazione del sangue. In condizioni normali è pari al 97%: «Un valore sotto il 94% indica un interessamento polmonare. Scendere al 92% comporta la necessità di allertare un servizio di emergenza e di recarsi in ospedale». Sulla somministrazione dei farmaci, meglio non abusarne: i danni potrebbero essere maggiori dei benefici.

Sinergia indispensabile

«In generale l'uso del cortisone tende a deprimere il sistema immunitario. Per questo se ne consiglia l'impiego non all'esordio della sintomatologia, ma al peggioramento dei sintomi stessi. Sempre in accordo con i medici di base con cui esiste una indispensabile sinergia. La conoscenza dell'anamnesi del paziente infatti è sempre fondamentale anche per dosare l'introduzione di antivirali e anticoagulanti. La sinergia si concretizza anche individuando i pazienti eleggibili alle infusioni di anticorpi monoclonali».

La prevenzione prima di tutto

Lorenzo Isabello poi raccomanda la prevenzione: «L'uso corretto della mascherina e l'igiene delle mani sono uno scudo formidabile contro il contagio. Bloccare la trasmissione del coronavirus richiede l'impegno di tutti».

Giornalista
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