Covid San Giovanni in Fiore, la sindaca all'Asp e a Spirlì: «Si valuti la zona rossa»

Rosaria Succurro chiede se ci siano i presupposti per inasprire le misure anti contagio nel comune silano visti i dati preoccupanti e l'accertata presenza di un caso di variante inglese

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di Redazione
26 marzo 2021
13:27
la sindaco Rosaria Succurro
la sindaco Rosaria Succurro

Per tutelare i cittadini di San Giovanni in Fiore rispetto alla diffusione del Covid, la sindaca Rosaria Succurro ha scritto «con carattere di massima urgenza» al direttore del dipartimento Prevenzione e al responsabile dell’Epidemiologia dell’Asp di Cosenza, nonché al sostituto presidente della Regione Calabria, Nino Spirlì, ai quali ha chiesto di effettuare al più presto «le valutazioni di competenza per verificare se allo stato esistano condizioni territoriali da zona rossa e per la conseguente ordinanza del presidente della Regione che disponga la chiusura totale del Comune di San Giovanni in Fiore».

«Per le informazioni in possesso della scrivente sindaca, a livello locale – si legge nella nota della Succurro – si registra un costante aumento di casi di positività a nuovo coronavirus: +34 da test molecolare nel periodo compreso tra il 22 marzo e il successivo 26 marzo, cui vanno aggiunti, con riferimento al medesimo arco temporale, 25 nuovi casi emersi a seguito di tampone antigenico». «Alla data odierna, secondo i riscontri mediante tampone molecolare, nel complesso sono 61 – ha aggiunto la sindaca di San Giovanni in Fiore – i positivi sul territorio comunale. Risultano, poi, 268 quarantene fiduciarie e di isolamento dal 13 marzo scorso. Inoltre vi sono tre focolai già individuati: in ambito scolastico; nello stabilimento produttivo di una ditta locale con dipendenti che risiedono a San Giovanni in Fiore; in una Rsa ubicata in città».


«Da tempo abbiamo chiuso le scuole e nei festivi e prefestivi anche le strade della movida, ma – sottolinea Succurro – la prudenza, la responsabilità e la precauzione non sono mai abbastanza, davanti a questi numeri e alle difficoltà nelle vaccinazioni per insufficiente disponibilità di dosi, a quelle relative al tracciamento dei contatti e alla presenza accertata di un caso di variante inglese».

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