Crotone, la storia dell’abbraccio nel reparto Covid di Emergency: «Gesto di affetto e riconoscenza»

VIDEO | Il giovane fisioterapista Gabriele Arfuso racconta lo scatto che ha spopolato sui social e lo vede protagonista. «Molti pazienti vanno incoraggiati, altri invece sono da insegnamento per la forza e la tenacia con cui affrontano malattia» (ASCOLTA L'AUDIO)

di Francesca Caiazzo
12 gennaio 2021
22:25
Gabriele Arfuso e, a destra, la foto che ha spopolato sul web
Gabriele Arfuso e, a destra, la foto che ha spopolato sul web

Da Reggio Calabria a Crotone per unirsi agli operatori di Emergency nel reparto Covid 2 del San Giovanni di Dio. Quando ha saputo che l’organizzazione umanitaria fondata da Gino Strada sarebbe approdata nella città pitagorica per collaborare nella gestione dell’emergenza sanitaria in corso, Gabriele Arfuso ha colto l’occasione al volo. «Ho mandato il curriculum e sono stato selezionato» ci racconta. Il 27enne, arrivato a Crotone a metà dicembre, è alla sua prima esperienza con Emergency ed è sceso in campo nella lotta alla pandemia: «Sono fisioterapista, fornisco interventi di ottimizzazione della funzionalità respiratoria e ottimizzazione e mantenimento della funzionalità motoria. Sono orgoglioso di poter dare il mio piccolo contributo».

L’abbraccio della paziente

Il lavoro è duro, non lo nasconde, ma la fatica e la stanchezza svaniscono nella dolcezza di uno sguardo, di un piccolo gesto. Nel privilegio di un abbraccio. Come quello immortalato in una foto, condivisa da Emergency sui social e immediatamente divenuta virale, che lo ritrae mentre una paziente lo stringe a sé. «Sono gesti di riconoscenza, di affetto – spiega con un pizzico di emozione – C’è tanto sacrificio, sicuramente, ma ci torna indietro molto».


L’immagine è semplice, ma allo stesso tempo potente: inevitabilmente emoziona. E ci inchioda davanti a una realtà che i freddi numeri di un bollettino non potranno mai raccontare. «I pazienti ricoverati – ricorda Gabriele - sono isolati e quindi gli unici affetti per loro, al momento, sono i medici e il personale sanitario, con i quali si instaura un legame particolare, un rapporto che va oltre la cura».

Una lezione di vita

Un’esperienza forte, per Gabriele, che in questo reparto si sta misurando con una sfida che non è solo professionale, ma anche e soprattutto umana: «Molti pazienti vanno incoraggiati, si sentono soli. Altri invece sono da insegnamento per la forza e la tenacia con cui lottano ogni giorno contro questa malattia».

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