Buongiorno Santità, siamo i familiari di Davide Ferrerio”. Così inizia la lettera che la famiglia Ferrerio ha affidato al cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, perché arrivasse direttamente a Papa Leone XIV. Un messaggio breve ma carico di sofferenza, che si chiude con un appello: incontrare il pontefice.

Davide Ferrerio, ventenne e grande tifoso del Bologna, non ha più coscienza da tre anni, immobilizzato e intubato in un letto d’ospedale. Tutto è iniziato l’11 agosto 2022 a Crotone, dove il ragazzo era in vacanza. Una furia cieca lo ha travolto in strada: vittima di uno scambio di persona, è stato brutalmente picchiato fino a ridurlo in coma irreversibile. “Volutamente massacrato di botte”, scrivono i genitori Massimiliano e Giusy e il fratello Alessandro, “con l’intenzione evidente di ucciderlo, senza neppure accertarsi che fosse davvero la persona cercata dai loro carnefici”.

Da quel giorno, la vita dei Ferrerio è diventata un calvario quotidiano, fatto di sofferenze fisiche e psicologiche che nessuno avrebbe potuto prevedere. “Non riusciamo a darci pace”, ammettono, incapaci di comprendere perché un ragazzo splendido e innocente abbia dovuto subire una violenza così crudele, priva di logica e guidata solo dalla malvagità. Nella loro lettera, la richiesta al Papa è chiara: pochi minuti del suo tempo, un incontro che possa offrire conforto e vicinanza spirituale.

Accanto alla loro preghiera, la famiglia esprime gratitudine a chi li ha sostenuti. “Non possiamo che ringraziare infinitamente Zuppi, per noi don Matteo, per essersi fatto tramite nella consegna della lettera. Ci è sempre stato vicino, visitando Davide più volte in ospedale. È una persona speciale”, scrivono. E menzionano anche il vescovo di Cesena, Giuseppe Caiazzo, che da tempo invia messaggi quotidiani con passi del Vangelo e benedizioni, piccoli segni di conforto in una situazione altrimenti insostenibile.

Il dramma di Davide è accompagnato da una lunga battaglia giudiziaria. Nicolò Passalacqua, autore materiale dell’aggressione, è stato condannato in via definitiva a 12 anni e 8 mesi per tentato omicidio. La famiglia, assistita dall’avvocato Gabriele Bordoni, ha affrontato un percorso difficile per vedere riconosciuta la verità. Alessandro Curto, colui che indicò Davide ai carnefici, era stato archiviato ma il procedimento è stato riaperto. Condannati anche Anna Perugino, mandante della spedizione punitiva, e il suo compagno Andrea Gaju, la cui udienza in Cassazione è fissata per il 17 dicembre. Nel frattempo, la richiesta del legale di Perugino per la scarcerazione della donna è stata immediatamente contrastata dall’avvocato Bordoni.

In questa vicenda, fatta di dolore immenso e attese interminabili, la lettera a Papa Leone XIV rappresenta il desiderio di una famiglia di trovare un piccolo conforto, un momento di ascolto che dia senso a tanta sofferenza e ricordi che, anche nelle circostanze più tragiche, la vicinanza umana e spirituale può ancora portare sollievo.