L’ex parlamentare socialista ha impugnato il decreto penale di condanna per diffamazione nei confronti del magistrato Carlo Macrì, emesso dal gip bruzio
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È stato emesso un decreto penale di condanna a carico di Saverio Zavettieri, ex parlamentare e figura storica del PSI calabrese, in seguito alla querela per diffamazione sporta dall’ex magistrato Carlo Macrì, già sostituto procuratore della Repubblica a Locri. Ma il provvedimento non arriva dal Tribunale locrese, bensì dal gip di Cosenza.
Una circostanza che ha subito portato la difesa di Zavettieri, rappresentata dall’avvocato Gianni Golotta del Foro di Reggio Calabria, a presentare opposizione al decreto. Il punto centrale del ricorso riguarda proprio la presunta incompetenza territoriale: il dottor Macrì è residente a Siderno, comune ricadente nel distretto giudiziario della Procura di Locri, dunque – sostiene la difesa – il gip di Cosenza non avrebbe potuto pronunciarsi.
L’equivoco, si legge nell’opposizione, sarebbe sorto dal fatto che il libro da cui trae origine la presunta diffamazione – “Battaglie di Libertà tra politica, istituzioni e lotte sociali” – sia stato pubblicato dalla casa editrice Pellegrini, con sede legale a Cosenza. Tuttavia, il contenuto ritenuto offensivo farebbe riferimento a vicende e soggetti pienamente calabresi e noti in ambito reggino.
Nel volume, che ha riscosso notevole attenzione soprattutto in Calabria, Zavettieri analizza episodi storici e politici, citando anche i magistrati Carlo e Vincenzo Macrì, definendoli negli anni ’80 come «entrambi contigui alle forze politiche di sinistra e al PCI in particolare». Dei due, però, è stato solo Carlo Macrì a ritenersi leso nei propri diritti e a sporgere querela.
La vicenda ha avuto eco anche nelle aule parlamentari, poiché Zavettieri ha sempre rivendicato il diritto alla critica politica e alla libertà d’espressione. Oggi ribadisce: «Non rilascerò dichiarazioni di merito, ma non rinuncerò mai a questa ennesima battaglia di libertà. Difenderò il diritto costituzionalmente garantito dall’articolo 21, che tutela la libertà di manifestazione del pensiero, la parola, la stampa e ogni forma di comunicazione».
L’evoluzione giudiziaria del caso è ora nelle mani della magistratura. Nel frattempo, la questione tocca corde sensibili del dibattito pubblico e giuridico, tra diritto all’onore e libertà di parola, soprattutto quando ad essere coinvolti sono personaggi pubblici e fatti storici del passato.