Regione contestata

Acri, più di mille studenti in piazza per protestare contro il Piano di dimensionamento scolastico

Le tre autonomie soppresse non vanno giù ad alunni e sindaco. Capalbo: «Le linee guida dicevano di preservare le aree interne e noi non siamo certo un Comune costiero». Bevacqua (Pd): «Presto un’interrogazione per comprendere il motivo delle scelte»  

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di Francesco Spina
18 dicembre 2023
07:31

Circa 1.200 studenti sono scesi in piazza contro il Piano di dimensionamento e il sindaco Pino Capalbo che accusa la Regione di discriminazione politica contro i comuni di centrosinistra, a suo dire penalizzati dalla nuova geografia della scuola in Calabria. Acri si è svegliata con gli alunni in protesta e la promessa di una mobilitazione duratura all'indomani dell'approvazione del documento che ridisegna gli assetti dell'istruzione. Attraverso il testo approvato venerdì scorso dalla giunta regionale, verranno soppresse 79 autonomie per l’anno scolastico 2024-2025. Il disegno complessivo suddivide così i tagli: 14 della Provincia di Catanzaro, 29 della Provincia di Cosenza, 8 della provincia di Crotone, 11 della Provincia di Vibo Valentia, 17 della Città metropolitana di Reggio Calabria.

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Il Piano di dimensionamento contestato: tre autonomie soppresse ad Acri

Il piano di dimensionamento apporterà cambiamenti ad Acri, con l’accorpamento di tre istituzioni scolastiche di secondo grado (Ipsia-Iti, Classico-scientifico “VJulia” e Liceo “Falcone"). Una decisione, questa, che non è piaciuta al sindaco Pino Capalbo, che ha invitato docenti, studenti e organizzazioni sindacali a scendere in piazza per una pacifica protesta. «Il Piano di Dimensionamento scolastico proposto dall'Amministrazione comunale è coerente con le linee guida regionali - sostiene il primo cittadino-. È stato approvato dalla Provincia ma stravolto da Regione Calabria in una seduta di giunta. Su 29 Autonomie scolastiche da sopprimere in provincia di Cosenza, 3 sono state soppresse ad Acri, formando un solo polo unico». Il primo cittadino di Acri ha dunque minacciato di «fare ricorso al Tar», aggiungendo che «questa decisione è contro il diritto allo studio, con conseguente riduzione dell'offerta didattica e perdita di posti di lavoro».


Il sindaco: «La direttiva era di non toccare le aree interne. Ma Acri non è un comune costiero»

«A partire dall'anno scolastico 2024/2025 inoltre - aggiunge il sindaco Capalbo -, con la probabile graduatoria unica dei docenti divisa per classi di concorso, ci sarà una contrazione di ore per le cattedre e di conseguenza la perdita di cattedre in organico di diritto». Secondo il sindaco di Acri la decisione di effettuare alcuni "tagli" è anche derivante dall'appartenenza politica delle varie amministrazioni: «Ancora una volta, vengono penalizzati, stranamente, i Comuni non amministrati dal centrodestra. Una comunità intera mortificata da una scelta politica scellerata. Mi chiedo come mai la Regione abbia scelto di intervenire su Acri creando un polo unico con oltre 1.300 studenti e invece per Longobucco sia stato deciso di non intervenire. La direttiva era quella di non toccare le aree interne e Acri non è certo un comune costiero». In piazza c'era anche il consigliere regionale del Partito democratico Domenico Bevacqua: ha annunciato un'interrogazione del gruppo dem a Palazzo Campanella per comprendere le ragioni di una decisione che «va a mortificare il territorio acrese e i comuni limitrofi».

«Siamo convinti dell’utilità e dell’efficacia della nostra azione - affermano in una nota gli studenti acresi -, la quale incarna il pieno e maturo senso civico che ci costringe a non rimanere indifferenti dinanzi ad uno scellerato provvedimento, frutto degli austeri ed ignobili calcoli economici di una politica sorda che mortifica il diritto allo studio, costituzionalmente riconosciuto. La nostra classe politica vuole forse affermare che in una società, in cui trionfa il consumismo e la corsa al denaro, la scuola debba essere la solita Cenerentola del sistema pubblico? Su quei banchi, che purtroppo saranno sempre meno animati dal senso di appartenenza alle realtà scolastiche di cui sono espressione, abbiamo appreso la fondamentale importanza del diritto allo studio e le fatiche che si sono dovute affrontare per ottenerlo. Scendiamo in piazza, per difendere il nostro territorio e per ottemperare al diritto di resistenza che implicitamente ci impone il Primo Articolo della nostra Costituzione, che noi conosciamo bene, ma che molti ignorano pur avendo responsabilità pubbliche».

Come è cambiato il Piano di dimensionamento

Ma facciamo un passo indietro sulla vicenda. La Provincia di Cosenza aveva trovato una quadra per quanto riguarda il ridimensionamento della rete scolastica, nell’ambito dell’assetto normativo delineato dalla legge di bilancio n. 197 del 19/12/22, attuativo della riorganizzazione del sistema prevista nel Pnrr, a decorrere dall’anno scolastico 2024/2025, per un triennio. Gli applicativi del Piano nazionale ripresa e resilienza abbassano i criteri numerici per il mantenimento delle autonomie scolastiche: a 600 alunni per i comuni montani e a 1000 per i centri urbani. Il piano messo in campo dall'ente provinciale, seguiva dunque le linee guida ministeriali ed ha portato al taglio di 29 autonomie, tenendo conto che 21 di esse erano comunque sedi vacanti assegnate ad un dirigente reggente.

Ad Acri, secondo la bozza che era stata presentata dalla Provincia sarebbero dovute restare, per le scuole secondarie superiori (II ciclo), l’Iis Ipsia Iti e l’Iis Julia-Falcone, quest'ultima generata dall’accorpamento tra l’Itgct Falcone e il Liceo Julia. Nella cittadina pre silana poi si sarebbero dovute create due autonomie nell’ambito della rete dell’Istituzioni scolastiche del I Ciclo. Facendo dunque i conti Acri, secondo la bozza della Provincia di Cosenza, riusciva a  preservare  il 70% delle autonomie scolastiche, salvaguardando quattro scuole su sei tra comprensivi e Istituti superiori.

 

 

 

Giornalista
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