Dimessa, ricoverata nuovamente dopo una settimana e sottoposta ad un intervento chirurgico d’emergenza che però non è servito a salvarle la vita. Quasi un mese è durato il calvario di Carmelina Iania, catanzarese di 73 anni, spirata all’azienda ospedaliera universitaria Dulbecco di Catanzaro lo scorso 20 agosto, dopo essere stata ricoverata in ospedale per la seconda volta e a causa degli stessi sintomi.

Esposto in Procura

I familiari intendono far luce sulle cause del decesso della 73enne e hanno già annunciato che nei prossimi giorni depositeranno un esposto in Procura per accertare eventuali responsabilità mediche e fare così chiarezza su quanto accaduto alla donna nei 24 giorni che hanno preceduto la morte.

L’ultima videochiamata

«Prima di entrare in sala operatoria ha insistito per fare una videochiamata ai nipoti e alle amiche per salutarli. Mi ha detto: “Io muoio”, forse sentiva che non ce l’avrebbe fatta» racconta oggi la figlia Tamara Chiarella. E in effetti 24 ore dopo sarebbe morta per un arresto cardiocircolatorio, dopo 24 giorni trascorsi tra ricoveri ospedalieri, terapie farmacologiche, trasporti in emergenza al pronto soccorso e infine, l’intervento chirurgico.

Al pronto soccorso

«Non è un atto di accusa contro nessuno, vogliamo solo sapere cosa è successo a mia madre, fare chiarezza affinché simili vicissitudini non ricapitino ancora» spiega la figlia della 73enne, arrivata per la prima volta al pronto soccorso dell’azienda ospedaliera il 28 luglio con crampi all’addome e diarrea. «Da giorni lamentava forti dolori e così abbiamo deciso di portarla al pronto soccorso» racconta Tamara Chiarella.

Il ricovero in chirurgia

«Siamo arrivati alle 15.30, mia madre è stata visitata alle 00.20 e ricoverata in chirurgia. Dopo essere stata sottoposta ad esami i medici ci hanno detto che aveva contratto un batterio intestinale, il clostridium. Ha iniziato la terapia in ospedale e il 6 agosto è stata dimessa per continuarla a casa ma purtroppo senza miglioramenti. I dolori persistevano e dopo una settimana ci siamo rivolti al nostro medico curante che ci ha consigliato di portarla di nuovo al pronto soccorso».

Di nuovo in pronto soccorso

Era il 13 di agosto. Tamara racconta di esser arrivata con la madre intorno alle 15.30 e di aver atteso fino all’1.30. «Dopo la visita e le consulenze mediche ci viene riferito che mia madre doveva essere ricoverata in malattie infettive ma che non c’era posto e quindi sarebbe rimasta in obi insieme ad una trentina di persone in attesa di una degenza. Nel frattempo stava sempre peggio, l’addome le si era gonfiato e in pronto soccorso decidono di chiedere una consulenza alla chirurgia e di applicare un sondino per eliminare i liquidi in eccesso».

Quattro giorni in obi

Secondo quanto riferito, l’esame avrebbe rilevato la presenza di feci. Il 17 agosto dopo ulteriori accertamenti e quattro giorni di ricovero in obi si decide, quindi, per un trasferimento in chirurgia. «Arrivata nel reparto però i medici hanno rifiutato il ricovero – spiega Tamara – per non mettere a rischio gli altri pazienti. Insistevano che sarebbe dovuta essere ricoverata in malattie infettive e per tre volte si sono opposti al ricovero, riportando mia madre in obi. Solo dopo molte insistenze da parte nostra e dietro la richiesta di scrivere le motivazioni del rifiuto alla fine hanno deciso di prenderla, alle 22.30 di sera».

L’intervento d’urgenza

Tamara prosegue nel racconto: «Due giorni dopo (il 19 agosto, ndr) è stata sottoposta ad una tac con mezzo di contrasto da cui si è evinto che aveva una perforazione all’intestino. I medici a quel punto hanno deciso di operarla d’urgenza, ci avevano già anticipato che l’intestino non era più funzionante e che con ogni probabilità avrebbero dovuto applicarle una sacca esterna».

Due perforazioni all’intestino

Alle 15.00 del 19 agosto la donna è entrata in sala operatoria, ne sarebbe uscita solo in tarda serata e con il responso «di due perforazioni all’intestino e un ascesso. Ho chiesto spiegazioni e ci hanno riferito che l’intervento era andato bene, che le perforazioni si erano formate nelle ultime 12 ore» racconta la figlia. I medici si sono riservati la prognosi per 48 ore, «a mia madre – aggiunge – hanno inserito la sacca esterna. Al termine dell’intervento ci hanno rassicurato che mia madre stava bene».

Il decesso

Il giorno dopo, il 20 agosto, Carmelina Iania muore per un arresto cardiocircolatorio. I familiari vogliono quindi sapere se sia stato fatto tutto il possibile per salvarle la vita. Sarà adesso la magistratura a chiarire ogni aspetto della vicenda.