Dissequestrato il parco eolico di Isola Capo Rizzuto: «Non fu realizzato con fondi illeciti»

I giudici della Corte d’Appello di Catanzaro: «Si tratta di un progetto che trova la sua fonte economica in risorse non provenienti dal territorio ma da capitali esteri». Non dimostrato il collegamento tra l'investimento e il clan di 'ndrangheta Arena

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di Luana  Costa
29 aprile 2020
19:37

«Tutto il vorticoso giro di affari sebbene indubbiamente dimostrativo di un pressante intervento, in conflitto d’interessi, di Pasquale Arena nelle operazioni di realizzazione del parco eolico di Isola Capo Rizzuto, non lascia però intravedere l’esercizio di finalità agevolative o rappresentative della cosca mafiosa». Così motiva la Corte d’Appello di Catanzaro il provvedimento di dissequestro del parco eolico Wind Farm di Isola Capo Rizzuto in riforma del decreto del Tribunale di Crotone che nel maggio del 2017 ne aveva disposto la confisca assieme alle quote societarie della società Vent1 Capo Rizzuto, delle quote societarie della società Purena e della Veda.

 


Il provvedimento di prevenzione era stato impugnato dinnanzi alla Suprema Corte di Cassazione che lo aveva annullato poiché ritenuto “censurabile”. Oggi la Corte d’Appello di Catanzaro chiamata nuovamente ad esprimersi sul tema conferma che «non è emersa una provvista di liquidità, una pratica estorsiva, una finalità distorsiva della presenza dei capitali esteri investiti sul territorio in favore del gruppo mafioso Arena, il cui collegamento non appare dimostrato».

 

E in effetti si legge nel decreto di dissequestro «sono gli stessi dati offerti dalle indagini a dimostrare che i proventi ottenuti per finanziare il parco eolico di Isola Capo Rizzuto provengono da linee di credito e finanziamento a termine di ingente valore, oggetto di contratto di finanziamento tra la banca estera Hsh Nordbank e la società italiana Vent1 Capo Rizzuto che a sua volta tramite la tedesca Ventuno Design Gmbh, società incaricata di realizzare il progetto, negoziava due contratti con Enercon per l’acquisto delle turbine  e la manutenzione delle stesse. Si tratta di un progetto economico che trova la sua fonte economica i risorse non provenienti – neppure indirettamente – dal territorio».

 

La Corte d’Appello ha escluso quindi la confisca e ha disposto la restituzione delle quote societarie nonché dell’intero complesso aziendale costituito dal parco eolico Wind Farm di Isola Capo Rizzuto ai soci titolari tra cui anche Carmine Megna, difeso dagli avvocati Piero Chiodo e Carmine Mancuso.  

Giornalista
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