L’operazione

Droga, smantellata rete di spaccio tra Cosenza e Rende: nove arresti e un obbligo di dimora

VIDEO E NOMI | È in corso in tutta l'area urbana cosentina un’operazione coordinata dai carabinieri della compagnia di Rende. Provvedimenti personali eseguiti anche fuori regione

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di Salvatore Bruno
14 marzo 2022
08:07

Sei persone sono finite in manette, tre ai domiciliari mentre per un ulteriore indagato è scattato l'obbligo di dimora nel comune di residenza. Questo il bilancio del blitz antidroga condotto all'alba dai carabinieri del Nucleo Radiomobile della compagnia di Rende, con il supporto dei militari della stazione di Bisignano, in esecuzione di dieci ordinanze cautelari emesse dal Gip di Cosenza su richiesta della procura, alcune delle quali hanno interessato pure persone già sottoposte ad arresto in flagranza di reato durante l'attività investigativa. Si è inoltre proceduto ad alcune perquisizioni.

Gli indagati

Le persone finite in carcere sono Gianni Lauria (originario di Roggiano Gravina), Gianluca Fantasia (difeso dall’avvocato Maurizio Nucci), Vincenzo Morso (residente a Genova), Gabriele Morso (residente a Genova), Aniello Asile e Pasquale Spronello (originario di Napoli). Ai domiciliari, invece, ci sono Robertino Giordano, costituitosi nel pomeriggio ai carabinieri di Rende, accompagnato dal suo legale di fiducia, Antonio Ingrosso, Vincenzo Acquesta (difeso dall’avvocato Lucio Esbardo) e Paolo Cesario (difeso dall’avvocato Francesco Cribari). Obbligo di dimora nel comune di residenza infine per Alessandro Chetti (originario di Gela).


Gruppo criminale disarticolato

L'operazione, supportata anche dalla copertura aerea garantita da un velivolo del nucleo elicotteri di Vibo Valentia, ha portato anche al complessivo sequestro di sei chilogrammi di hashish. La sostanza stupefacente era pronta per essere immessa sulle piazze di spaccio dell'hinterland del capoluogo bruzio e degli altri comuni dell'area urbana, in particolare, secondo quanto si è appreso, della zona della media valle del Crati. Oltre al reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, viene contestata anche l'estorsione in ordine ad alcuni episodi relativi alle modalità di recupero di crediti derivanti dalla vendita degli stupefacenti.

Propaggini extraterritoriali

Durante l'inchiesta i carabinieri hanno ricostruito e cristallizzato numerosi episodi di spaccio o di illecita detenzione, e documentato le attività di procacciamento delle sostanze stupefacenti. Gli approfondimenti investigativi hanno fatto emergere propaggini extraterritoriali verso le province di Napoli e Genova dove il gruppo di spacciatori aveva allacciato rapporti con esponenti malavitosi. Nel corso delle investigazioni, caratterizzate da intercettazioni e da contestuali attività di osservazione, numerosi sono stati i riscontri a seguito delle attività illecite captate, tra cui arresti, denunce in stato di libertà, rinvenimento e sequestro di considerevoli quantitativi di sostanza stupefacente.

Gli arresti in flagranza

In particolare, durante le indagini sono state tratte in arresto tre persone in flagranza di reato mentre una persona èstata denunciata in stato di libertà. Si è poi proceduto al sequestro di circa 5 chili e duecento grammi di hashish per un valore di circa 20mila euro. Inoltre, il gruppo criminale cosentino aveva già acquistato un'ulteriore partita di droga per un valore di 40 mila euro da immettere sul mercato.

Il linguaggio criptato

Con riferimento al reato di approvvigionamento e spaccio di sostanze stupefacenti, le attività dei carabinieri hanno consentito di appurare che alcuni indagati, per rifornirsi di ingenti quantità di sostanze stupefacente da immettere nelle piazze dell’hinterland cosentino, al fine di celare le comunicazioni intercorrenti con i propri fornitori extraregionali utilizzavano un linguaggio impiegato solitamente per il commercio di veicoli. Nello specifico per quantificare e qualificare un ingente quantitativo di sostanza stupefacente venivano utilizzati termini quali "macchina" oppure "bisarca", mentre per quantitativi di inferiori entità veniva utilizzato il termine "motorino".

Minacce ed estorsioni

Nel corso delle operazioni di captazione sono stati acquisiti importanti elementi di prova anche in ordine a estorsioni commesse da alcuni degli indagati per il recupero dei crediti derivanti dalla vendita di quantitativi di sostanze stupefacenti nei confronti di un altro indagato. In una circostanza il creditore, per concretizzare le proprie minacce e recuperare il credito derivante dalle precedenti cessioni di stupefacenti, è entrato nell'abitazione del debitore danneggiando mobili e suppellettili.

Giornalista
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