È polemica tra Policlinico e Sant'Anna. La risposta di un medico: «Non siamo noi i nemici»

Un cardiochirurgo della struttura privata replica al primario del Mater Domini Pasquale Mastroroberto: «Non lasciarsi irretire dall'illusione che la nostra scomparsa porti a voi più risorse». E tiene banco il caso dell'84enne "rifiutato" dallla struttura sanitaria universitaria

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19 aprile 2021
16:43

Non accenna a smorzarsi la polemica insorta tra la cardiochirurgia del Sant'Anna Hospital e quella del policlinico universitario di Catanzaro. Ad infiammare gli animi alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dai cardiochirurghi e dal direttore sanitario della clinica privata, Soccorso Capomolla, che hanno fatto storcere non poco il naso ai due primari delle cardiochirurgie pubbliche - Pasquale Mastroroberto dell'azienda universitaria Mater Domini e Pasquale Fratto del Gom di Reggio Calabria.

Basta denigrare la sanità pubblica

I due direttori delle unità complesse di Cardiochirurgia in una intervista rilasciata a LaC News 24 hanno duramente contestato le parole dei dipendenti del Sant'Anna, ritenute «denigratorie nei confronti della rete dell'emergenza pubblica». E a stretto giro arriva la replica di un cardiochirurgo della clinica privata rivolta ai due camici bianchi. «I toni con i quali esprimiamo preoccupazione e indignazione per il modo in cui un centro medico come il nostro viene trattato saranno forse accesi, sicuramente intensi e sentiti dato quello che è in gioco per i cittadini e i pazienti» scrive Alessandro Testa.


«Non siamo noi i nemici»

«Se questi toni vi offendono, ce ne doliamo e possiamo anche chiedervene scusa ma state certi che non siete voi i destinatari della nostra rabbia. Dal canto nostro abbiamo sempre avuto un atteggiamento di rispetto e collaborazione nei vostri confronti. In particolare, per i colleghi di Germaneto e la cardiochirurgia universitaria che, ricordo ai lettori, ha potuto riottenere la scuola di specializzazione solo ed esclusivamente grazie a una convenzione con il Sant'Anna Hospital. In quel caso la collaborazione è stata biunivocamente entusiasta e, dal canto nostro, disinteressata. Non siamo avversari, non siamo concorrenti ma parti integranti di un sistema sanitario che vorrebbe essere moderno ed evoluto e che invece riesce ad essere solo farraginoso, ingovernabile e prono alla speculazione».

Interessi molteplici

«E su questo ci trovate d’accordo su tutta la linea: esiste una speculazione misera e riprovevole, ordita sulla pelle dei cittadini a scapito loro e nostro: dove nostro sta per voi cardiochirurgie pubbliche e noi struttura accreditata. La stessa colpevole concertazione di intenti che cerca da mesi di farci morire, rimbalza puntualmente ogni vostro legittimo sforzo per potenziare i rispettivi centri. È lo stesso progetto che vorrebbe il pingue budget cardiochirurgico preda di interessi molteplici che di sicuro non contemplano l’interesse dei pazienti. In una temperie così difficile, in cui a pandemia ha inferto un colpo esiziale alla già traballante sanità regionale, si pensa a chiudere centri che funzionano e ignorare le istanze di quelli che vorrebbero e potrebbero aumentare la loro risposta al territorio».

Più risorse

«Lasciarsi irretire dall’illusione che la nostra scomparsa porterebbe a voi più risorse, ci sorprende vista la notevole esperienza gestionale e medica che vi contraddistingue: non cadete in questo errore, non siamo noi i nemici. I nemici siedono dietro le scrivanie Asp, nella cittadella regionale e probabilmente anche al comune di Catanzaro e in qualche dirigenza ospedaliera specialistica. Sono loro che dovete combattere, e se anche non credete sia il caso di doverlo fare con noi, fatelo comunque: avrete sempre il nostro incondizionato appoggio se lo chiederete».

Excutatio non petita?

«In coda mi sento di dover rispondere a quanto affermato dal professor Mastroroberto riguardo al presunto e smentito rifiuto di un paziente: la privacy impone di non rivelare ciò che appare chiaro nelle cartelle cliniche, nella fattispecie nella documentazione con la quale i colleghi del pronto soccorso ci hanno riferito il paziente. Sappiamo bene, e lo sapete anche voi, come siano andate le cose. Un paziente ha diritto ad essere curato tempestivamente anche all’età di 84 anni, come è stato sottolineato: tutto il resto sa molto di excusatio non petita. E non è la prima volta che accade».

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