Inchiesta Malea, anche i lavori della galleria Limina nel mirino dei clan di Mammola
I fatti risalgono al 2016 e riguardano l'ammodernamento per il sistema di areazione e di illuminazione, un affare da oltre 2 milioni di euro che subito ha fatto gola alla cosca
Sono le estorsioni sul territorio a dare continua liquidità alle cosche, consentendo loro, contestualmente, di estendere il controllo su tutte le attività che incrociano il loro “feudo”. A Mammola, raccontano le indagini della distrettuale dello Stretto, sul piatto ci sono i lavori alla chiesa madre e quelli alla scuola. E soprattutto, ci sono i lavori da eseguire all’interno della galleria della Limina, la stessa che, walzer delle date permettendo, dovrebbe rimanere chiusa per i prossimi due anni per improcrastinabili lavori di messa in sicurezza.
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Siamo nel 2016 e, al traforo della Limina, si rendono necessari lavori di ammodernamento per il sistema di areazione e di illuminazione. Un affare da più di due milioni di euro che si aggiudica una ditta di Alcamo, in provincia di Trapani. A questi poi vanno aggiunti i cantieri per la messa in sicurezza dei guardrail sul tracciato della trasversale che da Mammola sale verso l’altopiano della Limina. Lavori che fanno gola alla cosca che immediatamente si mette all’opera.
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Una situazione che creerà astio e risentimento tra gli elementi apicali del clan a causa di un danneggiamento inaspettato, avvenuto nei confronti di un imprenditore che, anticipando le stesse manovre del clan, si era fatto avanti di sua spontanea volontà per “pagarsi” la protezione sul cantiere. «Lui – dice Isidoro Callà, che nella cosca si occupa proprio del ramo estorsioni – prima che iniziava se ne è venuto allora e ci ha portato questi. Era venuto a trovarmi quello, non che sono andato io, ma è venuto a trovarmi quello»: una precauzione che non aveva però impedito che qualcuno, di notte, distruggesse a forza di colpi di mazza, uno degli elementi del nuovo impianto di areazione. Una chiara intimidazione mafiosa su un imprenditore che aveva già pagato e a cui Callà aveva garantito la protezione. È lo stesso Callà a lamentarsene con il capo Rodolfo Scali, avanzando l’ipotesi, che l’attentato potesse venire dalla locale di Cinquefrondi, centro confinante con Mammola. Ipotesi poi scartata dagli uomini della cosca visto che i lavori in questione erano sul territorio di Mammola e quindi a Mammola sarebbero toccate le estorsioni.
I nuovi lavori per la galleria della Limina incombono, toccherà incrociare le dita.