Il caso

Ex cinema Orso di Catanzaro, il Tar rigetta il ricorso del Comune: si va verso il Consiglio di Stato

Accolte le tesi della società Accamedia srl che nel dicembre 2022 ne aveva acquisito la proprietà. Il sindaco Fiorita: «La storia di una città non si cancella con una sentenza». La replica del legale Gualtieri: «Dal primo cittadino intervento scomposto»

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di Nico  De Luca
13 febbraio 2024
11:19

Nuovo colpo di scena nell'annosa vicenda dell'ex cinema Orso di Catanzaro, ubicato nel centro del quartiere marinaro. Il Tar della Calabria ha accolto le tesi della società Accamedia srl che il 22 dicembre 2022 ne aveva acquisito la proprietà poco prima che il Comune capoluogo s'insinuasse nella procedura e con l'avallo della Soprintendenza ne rivendicasse il valore, con l'interesse storico e quindi l'inalienabilità del bene.

Il Tribunale amministrativo ha respinto l'opposizione di Comune e Soprintendenza disconoscendo il valore del bene «in quanto ridotto a rudere ed ai soli muri perimetrali, in pessimo stato di conservazione e privo di peculiari caratteristiche architettoniche di pregio o ricercatezza» persino nei suoi elementi distintivi come entrata, biglietteria, sala, poltroncine .


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Sulla vicenda è subito intervenuto il sindaco Nicola Fiorita asserendo che «la storia di una città non si cancella con una sentenza, fermo restando il pieno rispetto delle decisioni che la magistratura assume nel suo operato. Nessun giudice potrà rimuovere il legame profondo - che è storico, culturale e sociale - tra il cinema Orso e le generazioni di catanzaresi che in quel luogo hanno aperto il loro sguardo sul mondo. Non sarà l'assenza di poltroncine o del proiettore a disperdere le emozioni, le sensazioni, le atmosfere che l'Orso ha saputo regalare per più di mezzo secolo».

«Appare poi paradossale - assume Fiorita - che un edificio costruito nel 1922, cioè con un secolo di vita, non possa essere considerato storico. Se questo fosse il criterio, il campo di concentramento di Ferramonti non potrebbe essere considerato storico. E così decine di manufatti nelle varie città italiane. Non ci saremmo aspettati dal Tar una tracimazione invasiva sulle questioni legate alle valutazioni storiche, culturali e architettoniche, con una delegittimazione della Sovrintendenza che potrebbe aprire il varco alle più disparate richieste di privati su siti di interesse storico». 

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«Se le motivazioni della Sovrintendenza sono state ritenute deboli - dice il primo cittadino -  niente impediva di disporre un approfondimento da affidare a collaudati esperti del settore. Noi difenderemo ad oltranza la dimensione storico- culturale del Cinema Orso sia nelle sedi competenti, e quindi davanti al Consiglio di Stato , sia in tutti gli atti amministrativi che saremo chiamati ad adottare. Nessuno si illuda che là dove si è coltivata cultura e bellezza per decenni si possa fare qualcosa di diverso. Ci sono vincoli inibitori e vincoli ambientali che impediscono destinazioni diverse da quella di contenitore culturale. Quanto accaduto - conclude Fiorita -  non fa che confermare quanto sia difficile nella nostra città operare scelte di cambiamento e portare avanti battaglie di civiltà».

L’avvocato Gualtieri: «Da Fiorita intervento scomposto»

A Fiorita risponde a stretto giro l’avvocato Alfredo Gualtieri, difensore di Accademia srl, che si oppone al Comune nel contenzioso: «Il sindaco di Catanzaro Nicola Fiorita, con il suo scomposto intervento a commento della sentenza del Tar sull’ex cinema Orso, dimostra di aver perso non solo una buona occasione per tacere sulle inadempienze della sua Amministrazione che ben avrebbe potuto - invece di rimanere inerte - appropriarsi del “rudere” messo all’asta per un credito vantato dallo stesso Comune, quanto anche la sua solita serenità di pensiero e di prudenza. E dimostra, sempre il sindaco, di aver perso pure la “memoria” perché prima del Tar era stato proprio il Consiglio di Stato (a cui si ripropone di ricorrere), in sede cautelare, a rimarcare la illegittimità del “vincolo” e di tutti gli atti connessi delle Amministrazioni pubbliche. La sua reazione è così fuori luogo e oltre le righe che non lo fa riflettere sulla circostanza - ora da lui evidenziata a mo’ di “avvertimento” verso la società legittima proprietaria - che se “vincoli inibitori” e “vincoli ambientali” ci sono (ma è da provare) questi varrebbero per tutti, Comune compreso, con buona pace di chi vorrebbe far risorgere dal “rudere” un edificio con qualsivoglia destinazione, culturale compresa».                            

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