False attestazioni per l’invalidità o la patente, nell’inchiesta anche un assessore di Diamante

VIDEO | Nell'indagine nata presso la Dda di Catanzaro e poi passata alla procura di Paola coinvolto anche l'ex sindaco di Scalea Mario Russo, finito agli arresti insieme ad altre otto persone

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di Francesca  Lagatta
16 dicembre 2020
18:24

Il re è nudo. L’ha spogliato la procura della Repubblica di Paola a forza di intercettazioni telefoniche, ambientali e informatiche con cui porta avanti un’indagine su sanità e corruzione nel Tirreno cosentino dal 2016.


Nelle scorse ore gli uomini del capitano Andrea Massari hanno dato esecuzione a nove misure di custodia cautelare in carcere e ai domiciliari. Tra gli arrestati c’è anche Mario Russo, ex sindaco di Scalea, professione medico e dirigente dell’Asp cosentina, perno principale dell’inchiesta, attualmente detenuto nel carcere di Cosenza.


Nell'inchiesta anche l'assessore della giunta Magorno

Nell’inchiesta figurano anche altre decine di indagati. Tra i loro nomi spicca quello di Francesca Amoroso, assessore al Turismo e alla Cultura nella giunta del sindaco di Diamante, il senatore Ernesto Magorno. La donna, che ora è stata sospesa dal servizio, in passato ha lavorato negli uffici Asp di Diamante. Ed è proprio da qui, secondo il quadro accusatorio, che sono partite le indagini, le quali hanno consentito agli inquirenti di portare alla luce un presunto giro di reati commessi nell’ambito della Commissione per l’accertamento dell’invalidità, nell’ambito dell’attività di medico certificatore per il rinnovo delle patenti di guida dell’Asp di Scalea e in materia di visite necroscopiche.

Le accuse

Le accuse vanno dall’associazione a delinquere alla falsità materiale e ideologica, passando per corruzione, concussione, truffa aggravata e induzione indebita a dare o promettere utilità. È stato inoltre disposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale a tre ditte di onoranze funebri e a cinque autoscuole della costa tirrenica. Il sequestro preventivo d beni, invece, ammonta a oltre 635mila euro. L’indagine è nata presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, all’indomani della dell’operazione “Plinius 2”, successivamente passata nelle mani degli investigatori della procura paolana.

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