Falsi corsi per Oss, il sindacato: «L’avevamo detto. E non è finita»

VIDEO Il segretario provinciale della Fials Cosenza, Antonio Caccuri, ritorna sull’indagine condotta dalla Procura di Castrovillari e racconta: «L’Asp di Cosenza non diede spiegazioni. Ma la Regione sapeva tutto»

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di Marco  Lefosse
24 ottobre 2019
14:36

L’inchiesta “Ponzi” potrebbe essere solo la punta di un iceberg di fatti e misfatti che si sarebbero consumati all’ombra della sanità calabrese. È quanto denuncia la Fials Cosenza, all’indomani dell’operazione condotta dai carabinieri del Gruppo tutela della salute di Napoli, con il supporto dei Nas di Cosenza, e coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta da Eugenio Facciolla, che ieri ha messo alla sbarra sei persone, tutte accusate di associazione per delinquere finalizzata alla truffa e al falso (leggi anche Duemila euro per l’abilitazione fasulla di Oss. Truffati a centinaia, un corsista si è ucciso).  

«Nel 2016 – dichiara Antonio Caccuri, segretario provinciale del sindacato – abbiamo presentato alla procura di Castrovillari, alla guardia di finanza e alla caserma dei carabinieri di Trebisacce, un esposto per sapere se i corsi, oggi finiti sotto inchiesta e che hanno portato all’arresto di sei persone, fossero effettivamente accreditati».


«Corsi autorizzati con una firma che nessuna ha mai saputo di chi fosse»

Un dubbio atroce, quello della Fials, che ha voluto portare tutto sui tavoli degli inquirenti dopo le risposte «poco esaustive e vaghe» che l’Azienda sanitaria aveva dato alla richiesta di chiarimenti riguardo al corso per Ossche si stavano svolgendo in quel periodo. E soprattutto perché improvvisamente la Regione Calabria aveva interrotto la formazione per i nuovi operatori socio-sanitari. Sulla piazza, insomma, era rimasta solo l’agenzia finita poi nel mirino della Procura della Repubblica. «Abbiamo chiesto all’azienda provinciale di Cosenza – precisa Caccuri – quali autorizzazioni avessero questi soggetti per fare i corsi. Ci è stato detto – questo è quanto dice l’esponente della Fials – che erano stati autorizzati con una firma che alla fine non si è riusciti a capire nemmeno di chi fosse».

«Confidiamo che si scoprano anche altri misfatti»

«Purtroppo – ha aggiunto Caccuri – credo che questa sia solo la punta dell’iceberg dei misfatti che si consumano nella sanità calabrese. Confidiamo – aggiunge – nell’attività del Procuratore capo di Castrovillari, Eugenio Facciolla, affinché vada a fondo in questa questione».

Ma di quanto portato alla luce ieri dagli inquirenti con l’operazione “Ponzi” c’erano state avvisaglie chiare già negli anni scorsi. E la stessa Regione Calabria era stata messa a conoscenza delle (allora presunte) anomalie che stavano venendo fuori da quei corsi. «Avevamo investito della questione – dice ancora Caccuri – i consiglieri regionali Fausto Orsomarso e Giuseppe Graziano i quali, a loro volta, avevano presentato delle interpellanze che sono state il Niagara per sbloccare questo tubo ingorgato».

L’interrogazione di Graziano rimasta senza risposta

Proprio Graziano, il 15 marzo 2016 aveva interrogato il presidente della giunta regionale Mario Oliverio per sapere se per i corsi da operatore socio-sanitario, che si stavano svolgendo in quel periodo nell’Asp di Cosenza, ci fosse un atto o provvedimento amministrativo che autorizzasse detta formazione e – aggiungeva Graziano - se l'attestato, eventualmente conseguito, fosse stato valido. Della risposta a quell’interrogazione, però, non c’è traccia.

E ora che si fa?

«Il mio appello alla Regione Calabria – chiosa Caccuri – è quello di organizzare per questi ragazzi, che sono stati innanzitutto vittime di un raggiro (ricordiamo che uno di loro si suicidò dopo aver scoperto la truffa dei falsi corsi OSS, leggi anche Il bisogno che uccide, suicida dopo aver scoperto la truffa dei corsi Oss), dei corsi di formazione gratuiti in modo che non abbiano a patire oltre quello che hanno già patito).

Giornalista
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